WhatsApp sta per moltiplicare le sue identità. Così la stampa americana ha anticipato la nuova vita di WhatsApp, che dovrebbe diventare una piattaforma integrata per accedere a un mosaico di servizi, oggi appannaggio di una pluralità di app disseminate nei nostri smartphone. «WhatsApp sta per diventare la prossima super app al mondo», ha titolato Fortune. Le parole d’ordine sono aggregare, accentrare, semplificare e soprattutto vendere meglio servizi a valore aggiunto. Dall’istant messagging si potrà avere accesso ad una serie di esperienze, compreso l’acquisto integrato in logica social-commerce. È il fenomeno della super app, ossia applicazioni omnicomprensive e multifunzionali all’interno della stessa piattaforma. Un approdo unico che esalta la personalizzazione dell’utente: infatti grazie alle super app è possibile chattare, pagare il conto del ristorante, scambiarsi denaro, prenotare un taxi, vendere o comprare beni e servizi. WhatsApp si espanderà nei territori dell’ecommerce e tenderà ad estendere le sue funzioni permettendo l’integrazione di app di terze parti sul modello di WeChat, ma non riuscirà mai a clonarla a causa dei vincoli normativi che incontrerà. In realtà il modello Zuckerberg è quello di creare un universo di app federate – tra queste Facebook, Instagram, WhatsApp, Messenger.
Da Menlo Park si va al resto del mondo: i modelli vincenti legati alle super app sembra che arrivino più dall’Oriente che dall’Occidente. A segnare il passo da sempre è WeChat, nata dieci anni fa e che oggi offre più di un milione di servizi attraverso mini-programmi, aggregando le funzioni di WhatsApp a quelle di Apple Pay, Google Maps, Uber, TripAdvisor. «WeChat è la super app per antonomasia perché accentra una serie molto eterogenea di servizi, da quelli di intrattenimento fino a quelli di pubblica utilità. In Cina viene usata come chiave per accedere a tutto, ma non a caso sta prosperando solo all’interno di quei territori: le super app possono crescere soltanto se hanno un appoggio politico forte, che però le sottopone anche al controllo governativo. Nelle società occidentali sarebbe tecnicamente possibile progettarne una, ma non avrebbe vita facile perché stiamo assistendo ad una sempre maggiore attenzione ad evitare la costituzione di monopoli», precisa Cosenza. Aggregare servizi e migliorare l’esperienza dei clienti diventa un must, col rischio però di ricreare nuovi domini digitali. Eppure l’app nata per qualcosa che inizia poi a fare qualcos’altro sta diventando una costante, anche per via dell’emergenza pandemica che ha sparigliato le carte: la Casa Bianca sta addirittura collaborando con le app di dating per incentivare le persone a vaccinarsi, ha riportato TechCrunch: Tinder, Bumble e Match, alcune tra le più diffuse – collaboreranno per rimediare al calo delle vaccinazioni contro il covid e aiuteranno gli utenti a trovare il luogo più vicino in cui vaccinarsi.
Tutto più semplice, immediato, usabile. Kevin Roose sul New York Times lo ha definito effetto frictionless, ovvero senza attrito. La tendenza a semplificare in un unico hub farà sì che vivremo una bulimia di acquisti digitali, col rischio di non rendercene conto. «Lo smartphone da oggetto per fruire contenuti in mobilità e stare in contatto con il mondo sta diventando uno strumento per leggere la realtà circostante e catturarla. Oggi grazie alle tecnologie per la realtà aumentata, si pensi a Google Lens, posso puntare la videocamera su un oggetto o un negozio e ottenere informazioni utili in tempo reale. Inoltre lo smartphone permette anche di catturare la realtà, digitalizzarla e manipolarla. Le possibilità sono infinite e ancora tutte da immaginare. Si tratta di utilizzare la tecnologia per anticipare i bisogni mutevoli dei consumatori e soddisfarli», dice Cosenza. C’è persino chi pronostica che la super app si imporrà sugli smartphone spinta dai contenuti videocentrici. È il laboratorio indiano a fare notizia: qui Amazon ha appena lanciato MiniTV, servizio di streaming video gratuito ma con inserzioni pubblicitarie e servizi a valore aggiunto su cucina, moda, bellezza. Una mossa che segue quella di Walmart con Flipkart, e-commerce indiano con annessi canali video. Ma ai nastri di partenza ci sono anche Zomato e Paytm che stanno esplorando l’aggiunta di un’offerta video nelle loro app. Ancora una volta potrebbe essere il video ad aprire percorsi inesplorati.