La pandemia ha aumentato il bisogno di connettivita’ degli italiani, ma ha anche rafforzato le preoccupazioni e le paure legate al digitale con cui gli operatori dovranno confrontarsi. In particolare, come emerge dall’EY Digital Home Study, connettivita’ e rete fissa sono tra i requisiti domestici piu’ richiesti (dopo il Covid-19 sono diventate un bisogno irrinunciabile per il 54% degli italiani e un quarto e’ disposto a spendere di piu’ per averle). Secondo lo studio, il 60% dei consumatori preferisce le piattaforme streaming Ott, ma il 42% considera la pubblicita’ in rete piu’ intrusiva rispetto a quella trasmessa in Tv e sarebbe disposto a pagare un extra per eliminarla. Inoltre, il 5G e’ considerato la primaria connessione di casa per il 24% degli italiani, che vedono tra i benefici un segnale piu’ affidabile in tutta l’abitazione, la semplicita’ d’installazione e i minori costi mensili. Nell’ultimo anno gli italiani hanno sperimentato nuovi servizi digitali, anche in misura maggiore rispetto agli altri Paesi: il 32% afferma di aver utilizzato per la prima volta una videochiamata per lavoro, contro il 20% dei francesi e il 18% dei tedeschi.
Anche la didattica online e’ stata una novita’ per il 30% degli italiani, contro il 12% della Francia e l’11% della Germania. L’Italia svetta anche nell’utilizzo di servizi sanitari digitali (23%), superando di dieci punti i due competitor europei. Infine, gli italiani sono ora piu’ consapevoli e attenti al benessere psicofisico: aumenta l’attenzione per la privacy dei propri dati (il 37% e’ piu’ preoccupato di prima) e per le conseguenze dell’utilizzo di internet (50%). Il 39% pensa di passare troppo tempo davanti agli schermi elettronici nella propria abitazione. “La pandemia ha accelerato sensibilmente i processi di digitalizzazione nel Paese portando a sperimentare i benefici e le sfide della connettivita’, oggi piu’ che mai anche nel contesto domestico”, ha detto Irene Pipola, partner Ey, responsabile consulting per il settore Tmt, sottolineando che “attivita’ e servizi digitali come smart working e videocall, che molti di noi hanno sperimentato per la prima volta durante il lockdown, continueranno a essere richiesti e utilizzati in futuro, anche se probabilmente in misura minore”.