Procede alacremente il lavoro per la completa definizione del Pnrr e del Recovery Fund che sarà inviato entro il 30 aprile ai tecnici di Bruxell. Intanto emergono le prime cifre.
Il Recovery Plan italiano approderà venerdì 23 aprile in Consiglio dei ministri, sarà illustrato il 26 e il 27 da Draghi in Parlamento e infine inviato alla Commissione europea il 30, come previsto dalla tabella di marcia. Nessun ritardo, quindi, anche se negli ultimi due mesi il piano è stato pressoché rivoluzionato. In base alle ultime indiscrezioni, vediamo quali sono i numeri principali del Recovery plan tardato Mario Draghi e Daniele Franco.
Il Piano nazionale di ripresa e resilienza ammonta complessivamente a 221,5 miliardi, di cui 191,5 riferibili al Recovery fund e 30 miliardi di fondo complementare. E’ quanto emerge dalle tabelle inserite nel documento che il Cdm dovrebbe esaminare. Sei le missioni: digitalizzazione, innovazione, competitività e cultura, con 42,5 miliardi; rivoluzione verde e transizione ecologica con 57 miliardi; infrastrutture per la mobilità sostenibile con 25,3 mld; istruzione e ricerca con 31,9 mld; inclusione e coesione con 19,1 mld; salute con 15,6 mld.
Nel 2026 il Pil sarà di 3 punti percentuali più alto grazie agli interventi previsti nel Piano nazionale di ripresa e resilienza, si legge ancora nella bozza messa a punto in vista del Cdm. La crescita media del Pil tra il 2022 e il 2026 sarà di 1,4 punti più alta rispetto al periodo 2015-2019. Viene indicato l’obiettivo di incrementare la produttività attraverso innovazione, digitalizzazione, investimenti in capitale umano.
Le sei missioni del Piano nazionale di ripresa e resilienza saranno accompagnate anche da due riforme strutturali della giustizia e della Pubblica amministrazione, prevede una bozza elaborata in vista del Consiglio dei ministri. Nella bozza vengono citate altre riforme giudicate “abilitanti”, come le semplificazioni per la concessione di permessi e autorizzazioni e interventi sul codice degli appalti. Il governo pensa anche a “riforme settoriali specifiche come nuove regole per la produzione di rinnovabili e interventi sul contratto di programma per le Ferrovie”.
Per quel che riguarda la governance del Pnrr, c’è la “responsabilità diretta delle strutture operative coinvolte: ministeri ed enti locali e territoriali per la realizzazione degli investimenti e delle riforme entro i tempi concordati e la gestione regolare corretta ed efficace delle risorse”, si legge in una bozza di presentazione del Pnrr. “Monitoraggio, rendicontazione e trasparenza”, si legge, saranno “incentrate al Ministero dell’economia che monitora e controlla il progresso dell’attuazione di riforme e investimenti e funge da punto di contatto unico per le comunicazioni con la Commissione Ue”.
Di seguito, sono indicate le missioni e le riforme collegate al piano con il relativo stanziamento economico.
DIGITALIZZAZIONE: 42,5 MILIARDI
Per quanto riguarda il digitale, gli investimenti saranno ad ampio spettro:
- ammodernamento della pubblica amministrazione;
- incentivi all’innovazione per il settore privato;
- diffusione della banda ultralarga in tutta Italia.
Dal Fondo complementare arriveranno poi altri 6,13 miliardi, di cui uno per la diffusione del 5G.
RIVOLUZIONE VERDE E TRANSIZIONE ECOLOGICA: 57 MILIARDI
Anche sul fronte della cosiddetta “rivoluzione verde” gli interventi copriranno diverse aree:
- sviluppo delle rinnovabili;
- rafforzamento delle reti elettriche;
- sostegno all’economia circolare con il potenziamento della gestione dei rifiuti.
Per questa missione, dal Fondo complementare arriveranno altri 11,65 miliardi, di cui 8,25 per rifinanziare l’ecobonus e il sismabonus al 110%, probabilmente fino al 2023.
INFRASTRUTTURE PER LA MOBILITÀ SOSTENIBILE: 25,3 MILIARDI
In tema di infrastrutture, il Recovery Plan si concentra soprattutto sul rafforzamento delle ferrovie regionali e sull’estensione dell’alta velocità.
ISTRUZIONE E RICERCA: 31,9 MILIARDI
All’interno del capitolo scuola e università, si punta principalmente a sviluppare le capacità digitali e le “competenze Steam”, acronimo inglese che sta per “scienza, tecnologia, ingegneria, arte e matematica”.
INCLUSIONE E COESIONE: 19,1 MILIARDI
Sul versante del lavoro, le priorità sono la riforma delle politiche attive e il sostegno all’imprenditoria femminile.
SALUTE: 15,6 MILIARDI
I fondi destinati alla sanità saranno utilizzati principalmente per ricostruire la rete di medicina territoriale e per ammodernare l’intero sistema con investimenti in telemedicina, fascicolo sanitario elettronico e formazione del personale sanitario.
LE RIFORME
Infine, per ottenere gli aiuti europei, l’Italia sarà obbligata a portare avanti almeno cinque riforme strutturali:
- pubblica amministrazione;
- semplificazioni;
- fisco;
- concorrenza;
- giustizia.
Uno schema molto articolato, che conferma 6 missioni e 16 componenti per il Recovery Plan: è quello che emerge dalla bozza e delle nuove tabelle. A differenza della vecchia bozza vengono individuati 39 assi su cui sviluppare gli interventi (prima erano “linee” ed erano 48), che a loro volta si suddividono in 135 investimenti e 7 riforme. Tra queste 3 riguardano la pubblica amministrazione (trasformazione, accesso e competenze), poi c’è la riforma del sistema della proprietà industriale, quella della formazione obbligatoria per la scuola, le politiche attive del lavoro e la riforma della medicina territoriale.