Dopo un lungo periodo di gestazione, riunioni e revisioni, finalmente il Recovery Plan è in dirittura d’arrivo, giusto in tempo per la deadline del 30 aprile. Il piano, infatti, domani giungerà in Consiglio dei Ministri per la definitiva approvazione e dunque la trasmissione alle camere. Il Governo presentera’ interventi per 221,5 miliardi: i 191,5 miliardi coperti con il Recovery Fund vero e proprio e i 30,04 del Fondo complementare alimentato con deficit. Sono le grandi cifre del piano italiano per il Next Generation Eu, la cui articolazione e’ anticipata nel dettaglio da Il Sole 24 Ore. “Per ‘Digitalizzazione, innovazione, competitivita’ e cultura’ – scrive Il Sole – sono previsti 42,55 miliardi (38,25 per nuovi progetti), per ‘Rivoluzione verde e transizione ecologica’ 57 (34,6), per ‘Infrastrutture per mobilita’ sostenibile’ 25,33 (14,13), per ‘Istruzione e ricerca’ 31,88 (24,1), per ‘Inclusione e coesione’ 19,12 (di cui 14,81), per ‘Salute’ 15,63 (12,65). Cifre che portano appunto al totale di 191,5 miliardi”.
Dal lungo elenco di numeri e voci di spesa, è però escluso il cashback, quella che a tutti gli effetti è considerata la misura principe del progetto cashless del precedente governo, il cui fondo da circa 5 mliardi di euro è stato cancellato. A questo proposito, il breve trafiletto riportato dal Sole 24 Ore riferisce che “Tra i fondi finanziati con le risorse Ue, salta l’intervento da circa 5 miliardi a sostegno dell’operazione ‘cashback’ per favorire i pagamenti digitali”,
Tale decisione è potenziale sintomo di un cambio di rotta da parte dell’esecutivo anche se non implica automaticamente la decisione di cancellare ipso facto la misura i cui numeri proprio in questi giorni sono stati considerati soddisfacenti. Per salvare, anzi, il corpus centrale del bonus sui pagamenti elettronici il governo stava proprio valutando una serie di misure di riforma che vanno dalla riduzione del rimborso, a criteri più selettivi per accedervi, fino alla cancellazione del super cashback che di fatto era stata la vera e propria pietra dello scandalo già dai primi di gennaio del 2021.
A questo punto, rimane quindi da capire quale strada verrà imboccata: se quella della riforma in vista di una riduzione o quella della cancellazione riguardo la quale tempo fa il Ministro Colao si era già detto possibilista dal momento che il provvedimento aveva già mostrato le sue potenzialità.