L’amministrazione Biden ha proposto un nuovo modello di tassazione delle multinazionali, che prevede che le piu’ grandi societa’ al mondo paghino le imposte in ogni Stato in cui fanno affari in base alle vendite, come parte di un accordo globale sulla tassazione minima di cui si discute all’Ocse. Nei documenti inviati ai 135 Paesi che stanno negoziando sulla tassazione e ottenuti dal Financial Times, il dipartimento del Tesoro ha presentato un piano che si applicherebbe ai profitti delle maggiori societa’ al mondo, compresi i gruppi tecnologici statunitensi, a prescindere dalla loro presenza fisica nei singoli Stati. L’obiettivo, scrive il Financial Times, e’ quello di fermare la diffusione di imposte digitali nazionali e di impedire che le multinazionali continuino a evitare di pagare le imposte spostando le proprie sedi nei paradisi fiscali. La proposta avviene durante la settimana degli Spring Meetings di Fondo monetario internazionale e Banca Mondiale e pochi giorni dopo la proposta della Casa Bianca di aumentare le imposte sulle aziende negli Stati Uniti di circa 2.500 miliardi di dollari nei prossimi 15 anni, per finanziare il piano infrastrutturale da circa 2.300 miliardi recentemente presentato. Dopo quasi un decennio, le trattative all’Ocse sono divise in due: da una parte si cerca un accordo sul regime fiscale per la tassazione delle grandi multinazionali, dall’altra si lavora a una tassa minima globale, con gli Stati Uniti che vorrebbero fissarla al 21%. Un accordo all’Ocse permetterebbe all’amministrazione Biden di aumentare l’aliquota sulle aziende (portata dal 35% al 21% dall’amministrazione Trump e ora proposta in rialzo al 28%) senza temere che possano lasciare il Paese. Con la proposta di Biden, molti altri Paesi potranno aumentare le entrate provenienti dalle grandi societa’ tecnologiche, che finora hanno pagato zero o poche imposte. L’offerta di Washington riflette l’obiettivo di Biden di mettere fine alla corsa al ribasso sulla tassazione che ha privato gli Stati di entrate fondamentali per finanziare servizi di base e investimenti.
Le trattative sulla tassazione internazionale erano rimaste ferme per anni, a causa dell’obiezione statunitense sotto la presidenza Trump.