Di Francesca Rossetti
Oggi parliamo del digitale e del gemello digitale con una grande esperta, Maria Pia Rossignaud
Chi è Maria Pia Rossignaud e come nasce l’interesse per il digitale?
Sono una giornalista curiosa, le tecnologie applicate al mondo dei media, e non solo, mi hanno da sempre attratto, sono anche fra i 25 esperti di digitale scelti dalla Rappresentanza della Commissione Europea a Roma. Seguo e descrivo “la mutazione” che la tecnologia ha imposto, non solo al mondo della comunicazione, ma a tutta la vita dell’uomo. Il giornalismo è da sempre la mia passione, l’interesse per il digitale, nasce già da giovanissima, nel corso della collaborazione con Giovanni Giovannini (storico presidente della FIEG), che mi volle al suo fianco per digitalizzare Media Duemila, prima rivista di cultura e tecnologia italiana, che oggi dirigo.
Da Vicepresidente dell’Osservatorio Tutti Media osservo la trasformazione digitale per anticiparne le rotture, che significa evitare fallimenti con appuntamenti dedicati, di volta in volta, alla punta dell’Iceberg delle novità tecnologiche. La società “datificata” apre a ambiti professionali, meglio essere preparati. L’atomo che si trasforma in bit è l’elemento fondante della società digitale, sono sempre più convinta che come diceva Niels Bohr sulla fisica dei quanti. “Chi non ne rimane stupito significa che non ha capito nulla”. Io mi stupisco sempre e racconto.
Che cos’è Osservatorio TuttiMedia e di che cosa si occupa?
L’Osservatorio TuttiMedia è un’associazione no profit, che ha per scopo l’approfondimento delle problematiche connesse alla comunicazione, con particolare riguardo ai cambiamenti indotti dall’utilizzazione delle nuove tecnologie di raccolta, trasmissione ed elaborazione dei contenuti informativi, nonché di tutte le tecnologie che supportano ed incidono in generale sulla vita ed i comportamenti dell’uomo. Si tratta di un’associazione unica in Europa dove aziende anche in concorrenza siedono allo stesso tavolo per costruire il futuro con equilibrio e senza prevaricazioni. Siamo coopetitor: competitori che collaborano. Lo scopo è l’aggiornamento, l’acquisizione di conoscenze e la divulgazione di tematiche connesse alla trasformazione digitale.
L’Osservatorio vuole essere una sentinella attenta alle novità tecnologiche, non solo nel campo della comunicazione, che guida alla scoperta di nuovi scenari per valutarli consapevolmente. Continuate a cercare come diceva Ulisse (e noi di TuttiMedia lo facciamo costantemente): “Non foste fatti per viver come bruti ma per seguir virtute e conoscenza”.Dal 2008 l’associazione organizza il premio Nostalgia di Futuro per porre all’attenzione della società gli innovatori e le innovazioni che fanno la differenza. Dal 2018 al premio si è aggiunta la sezione “Donna è Innovazione” per far emergere le donne che fanno la differenza nei territori.
Com’è cambiato l’uso del digitale durante e dopo il lockdown e quali settori hanno registrato la maggiore impennata?
Il coronavirus ha anticipato quel cambiamento epocale che si stava realizzando di fatto anche laddove sembrava difficile. L’uso del digitale, infatti, è entrato prepotentemente nelle nostre vite e adesso non ne possiamo più fare a meno. Ci siamo trovati nel mare e abbiamo dovuto imparare a nuotare. In un anno abbiamo fatto un salto di un lustro sull’utilizzo della tecnologia per lavorare, giocare e rimanere in contatto con il mondo, che ha dato vita a nuove abitudini digitali. In molti hanno dovuto cambiare i propri business adattandoli alle esigenze emerse. La cosiddetta “nuova normalità” comprenderà sicuramente comportamenti sempre più digitali a partire dai consumatori, che continueranno ad acquistare on line. Da marzo dello scorso anno gli acquisti online sono aumentati del 100% in tutto il mondo. Solo in Italia, nella prima parte del 2020 i nuovi consumatori online sono triplicati rispetto all’anno precedente. Il confinamento ha creato nuove abitudini digitali. L’e-commerce ha subito un’accelerazione, ma la vendita al dettaglio non è l’unico settore che si è digitalizzato di più durante il lockdown. I nonni hanno imparato ad usare piattaforme di comunicazione per rimanere in contatto con i nipoti, i professori italiani sono diventati esperti di DAD e lo smart working è diventato possibile.
Di che cosa parla il Suo ultimo libro, “Oltre Orwell – il gemello digitale” scritto con Derrick de Kerckhove?
L’idea di scrivere un libro sul Gemello Digitale nasce a San Diego durante il convegno Beyond Tomorrow (organizzato dall’Associazione IEEE Technology Time Machine),meeting dedicato al mondo del 2050 e quindi alla ricerca delle disruption a venire. E’ lì che mi sono appassionata a questa nuova figura emergente della trasformazione digitale che riconduceva a riflessioni sull’inconscio digitale di cui mi occupavo già tempo: tutto quello che si sa di te e che tu non sai. Segmento della società digitale che riconduce alla “dataficazione” dell’io. Da allora, ho avuto modo di condividere ricerche, innovazioni di grandi aziende e soprattutto le teorie dei pionieri riguardo all’impatto di questa nuova tecnologia su business e industria, società e vita quotidiana, etica e politica. Il Gemello Digitale che dalla macchina si sposta all’individuo comprende sfide di enorme importanza perché l’equilibrio nel mondo simbiotico (uomo macchina) verso cui andiamo, è tutto da creare. Nel prossimo ventennio i maggiordomi digitali, Alexa, Siri, Cortana solo per citare alcuni esempi, diventeranno il gemello digitale personale che conoscendoci meglio di noi stessi potranno essere la nostra gioia o la nostra condanna.
Un po’ di storia delle disruption che ci hanno portato dove siamo: il 1995 è stato l’anno anno zero per musica, fotografia e videonoleggio; il 2005 la rivoluzione arriva alla stampa, tv, viaggi; nel 2015 il cambiamento stravolge il retail, l’automotive, i viaggi, l’educazione, le telco, il cibo, le banche, le assicurazioni e il mondo della salute; nel 2025 arriva il nostro doppio digitale che non può essere considerato solo il robot che ruba il lavoro, ma è tanto altro.
Oltre Orwell, il gemello digitaleè un libro di divulgazione, facile da leggere e capire che racconta come la nostra vita riprodotta e raccontata dai dati può prendere una forma autonoma. Un “altro noi” che incarna tutte le facoltà umane e le trasforma in un tutt’uno, rendendo l’uomo «trasparente».
Condividere informazioni accessibili ai più, e non esclusivamente con gli addetti ai lavori è stato il principio che mi ha mossa perché “l’uomo deve consapevolmente usare la trasformazione digitale, non deve essere la trasformazione digitale a usare l’uomo”.
Robotica ed intelligenza artificiale ai tempi del Covid
Se l’Intelligenza Artificiale un tempo veniva vista come una minaccia oggi non lo è più, anzi è diventata parte di noi e sostiene l’attività umana in molti campi. Nel caso della pandemia in atto l’IA affianca l’uomo nella lotta al coronavirus. Ho trovato molto interessante lo studio “Combating COVID-19 — The role of robotics in managing public health and infectiousdiseases” pubblicato come Editoriale sulla rivista Science Robotics . Tredici studiosi di robotica di fama internazionale – tra i quali Paolo Dario, docente dell’Istituto di BioRobotica della Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa che conosco personalmente ed ho intervistato più volte – riporta di come la robotica può combattere non soltanto il Covid-19, ma anche altri virus (ed emergenze) che potrebbero ripresentarsi in un futuro anche non lontano. In particolare, la robotica è utile in almeno tre ambiti strategici: assistenza clinica (per esempio, nella telemedicina e nella decontaminazione); logistica (per esempio, nella gestione dei rifiuti, anche contaminati), sicurezza (per esempio, per il controllo su chi è chiamato a rispettare le quarantene volontarie).
Concludo ritornando al gemello digitale ed alla descrizione che ne fa Roberto Saracco (senior member of IEEE) nella prefazione del mio ultimo libro: “Il Gemello digitale elabora i dati che possiede su di me continuamente rispetto all’ambiente in cui mi trovo. Quindi, se mi capita di viaggiare in un altro paese, il gemello digitale si collega alla struttura sanitaria locale e si informa sulla presenza di eventuali focolai di malattia e, viceversa, se le analisi dei miei dati personali indicano una potenziale infezione, rilascia queste informazioni al sistema sanitario del luogo. La traccia e il tracciamento sono istantanei. La mia privacy è comunque protetta dal mio doppio digitale che rilascia informazioni solo a soggetti fidati, come il sistema sanitario. Il vantaggio è che in caso di rischio di contagio, ovunque io sia, ne diventerò immediatamente cosciente, e riceverò subito consigli su comportamenti sicuri”.