Il commercio fisico nelle città italiane ha conosciuto una forte contrazione nell’ultimo anno. Frutto dei vari lockdown, delle restrizioni negli spostamenti, della pandemia e delle sue conseguenze nell’insieme ma anche di una profonda spirale di impoverimento che ha colto diversi strati sociali prima maggiormente propensi alla spesa e meno al risparmio. Da ultimo, la Confcommercio – nel suo studio “Demografia d’impresa nelle citta’ italiane”. Tra il 2012 e il 2020 – rileva uno scenario in cui per la prima volta nelle città italiane non mancheranno solo i turisti ma anche l’offerta turistica. Le nostre città, sono popolate da negozi, meno attivita’ ricettive e di ristorazione in cui prosperano quasi esclusivamente farmacie e informatica e comunicazioni.
Da quanto emerge dallo studio, il commercio in sede fissa, tiene in una qualche misura la numerosita’ dei negozi di base come gli alimentari (-2,6%) e quelli che, oltre a soddisfare bisogni primari, svolgono nuove funzioni, come le tabaccherie (-2,3%); significativi sono invece i cambiamenti legati alle modificazioni dei consumi, come tecnologia e comunicazioni (+18,9%) e farmacie (+19,7%), queste ultime diventate ormai luoghi per sviluppare la cura del se’ e non solo quindi tradizionali punti di approvvigionamento dei medicinali. Il resto dei settori merceologici e’, invece, in rapida discesa.
Secondo Confcommercio, per arginare la desertificazione commerciale delle nostre citta’, bisogna agire su due fronti: da un lato, sostenere le imprese piu’ colpite dai lockdown e introdurre finalmente una giusta web tax che risponda al principio ‘stesso mercato, stesse regole’. Dall’altro, mettere in campo un urgente piano di rigenerazione urbana per favorire la digitalizzazione delle imprese e rilanciare i valori identitari delle nostre citta”. Cosi’ il Presidente di Confcommercio, Carlo Sangalli, commenta i dati dell’Ufficio Studi della Confederazione diffusi oggi. Secondo lo studio, tra il 2012 e il 2020 e’ proseguito il processo di desertificazione commerciale e, infatti, sono sparite, complessivamente, dalle citta’ italiane oltre 77mila attivita’ di commercio al dettaglio (-14%) e quasi 14mila imprese di commercio ambulante (-14,8%). Il Covid ha acuito certe tendenze e ne modifica drammaticamente altre: nel 2021, solo nei centri storici dei 110 capoluoghi di provincia e altre 10 citta’ di media ampiezza, oltre ad un calo ancora maggiore per il commercio al dettaglio (-17,1%), si registrera’ per la prima volta nella storia economica degli ultimi due decenni anche la perdita di un quarto delle imprese di alloggio e ristorazione (-24,9%).