La Borsa vive di regole tutte sue, di un complesso sistema di pesi e contrappesi per cui ad una buona notizia per alcuni – o anche per molti – non corrisponde necessariamente una buona notizia per altri. Ed è così che all’annuncio da parte di Pfizer di un vaccino contro il covid19 che funzionerebbe addirittura nel 90% dei casi non tutti hanno festeggiato. La speranza di un rimedio imminente alla pandemia ha infatti fatto crollare le quotazioni delle compagnie che in questi mesi più hanno beneficiato dei lockdown e dello smart working globale: parliamo proprio di quei big della tecnologia che in questi mesi ci hanno tenuto un pò più compagnia del solito.
Dopo aver quintuplicato la sua capitalizzazione da inizio anno, oggi Zoom sta perdendo il 13,4% a Wall Street mentre Netflix cede quasi il 7%. Più contenuti, ma comunque significativi i cali delle altre big tech americane. Amazon viaggia in un territorio rosso del 2,4%, Facebook del 2,8% e Microsoft dello 0,5%, mentre si mantengono in rialzo Alphabet (+1,7%) e Apple (+0,6%).
Per i titoli da lockdown potrebbe trattarsi di correzioni temporanee dopo la corsa sfrenata di quest’anno. In molti ritengono che Zoom, Netflix e Amazon siano ormai entrati nelle abitudini di consumo e di lavoro e che vi resteranno anche a emergenza sanitaria terminata. Tuttavia, è da verificare in quale proporzione, mentre è anche probabile che quanto verificatosi a Wall Street possa rappresentanre un vero e proprio punto di svolta.
La notizia del vaccino, se controprovata anche da ulteriori indagini, è certamente positiva. Nel frattempo, però, dobbiamo fare i conti con una quotidianità che parla di oltre 50 milioni di contagi verificati in tutti il mondo e di intere nazioni che stanno progressivamente chiudendo le attività nella disperata corsa per arrestare la progressione del virus. Inoltre, presto dovremo confrontarci con le problematiche poste dalla distribuzione del vaccino il quale deve essere conservato a -75 gradi Celsius e somministrato in due dosi separate a circa tre settimane di distanza. Nei paesi ricchi ciò significherebbe che verrebbe probabilmente distribuito negli ospedali o nei centri appositamente costruiti piuttosto che nelle farmacie o nell’ufficio del medico di famiglia locale. Per i paesi poveri – senza forniture elettriche affidabili o infrastrutture per mantenere i vaccini a quella temperatura di congelamento – potrebbe significare che non vengono consegnati affatto. Un problema questo che riguarda soprattutto l’Africa, il Sud America e buona parte dell’Asia. Insomma, l’emergenza è ancora lontana dall’essere risolta. Troppo presto per tirare un sospiro di sollievo nel giorno in cui i contagi mondiali hanno superato i 50 milioni? Possibile, ma spesso la borsa anticipa quanto accade nell’economia reale. C’è da augurarsi che anche questa volta sia così, con buona pace di Zoom & Co.