E’ finita la fase di test. Finalmente, dopo due anni di attesa, WhatsApp Pay vede ufficialmente la luce in India. Il sistema di pagamento di WhatsApp si basa su uno standard chiamato Unified Payment Interface (UPI), condiviso dalla National Payments Corporation of India (NPCI). L’azienda utilizza gli stessi metodi di altre app esistenti come Google Pay, PhonePe di proprietà di Walmart e Paytm già presenti in India, con l’aggiunta della collaborazione di cinque istituti bancari casalinghi, nella volontà di facilitare l’adozione. Ecco cosa si legge in un comunicato delle scorse ore: «Siamo lieti di lavorare con cinque importanti banche in India: ICICI Bank, HDFC Bank, Axis Bank, la State Bank of India e Jio Payments Bank. Gli iscritti possono inviare denaro su WhatsApp a chiunque utilizzi un’app supportata da UPI».
L’esperimento in India è un test fondamentale per capire che futuro potrà avere WhatsApp Pay altrove, ad esempio in Europa, dove i regolatori sono soliti analizzare per bene servizi del genere prima di lasciarli entrare nelle varie economie. Anche perché in India, sebbene il servizio di pagamento sia disponibile per tutti, c’è un problema. La NPCI ha infatti imposto un limite di 20 milioni di utenti per la funzione, con il motivo di voler evitare un monopolio del sistema, visto che WhatsApp ha più di 400 milioni di iscritti nel paese.
L’ente nazionale ha affermato che WhatsApp Pay potrà crescere in modo graduale, anche se non ci sono dettagli su quando verrà eliminato il suddetto limite. National Payments Corporation of India ha annunciato che a nessuna app di terze parti, come Google Pay o Whatsapp Pay, sarà consentito di elaborare oltre il 30% del volume delle transazioni mensili tramite UPI. Se l’ente avesse consentito a WhatsApp di operare liberamente, quest’ultima avrebbe di certo ottenuto un vantaggio sulla concorrenza.
Da ultimo, anche Amazon ha deciso di investire pesantemente sul fintech e ha fatto dell’India il proprio hub strategico per la sperimentazione. Il sub continente sta quindi diventando un grande incubatore all’interno del quale accrescere esperienza e far partire l’assalto agli altri mercati.