Poste Italiane importa in Italia il modello che ha rivoluzionato il mercato dei pagamenti in Cina. Milioni di cinesi eseguono transazioni usando lo smartphone e un codice, QR code, e il mercato è polarizzato tra due grandi gruppi, Tencent che controlla Wechat Pay, e Alibaba, alla quale fa capo Ant (e Alipay). Il gruppo guidato da Matteo Del Fante ha avviato senza troppo clamore il nuovo servizio a inizio anno, ma poi ha rinviato il lancio al primo dicembre, in concomitanza con l’avvio del Piano Cashless del governo (300 di euro di rimborso l’anno).
L’iniziativa è rivolta ai piccoli esercizi e ai professionisti che non possono o non vogliono sostenere i costi di un tradizionale Pos. A loro Poste fornisce un sistema di codici (Codice Postepay) da applicare ai prodotti (o collegato a un link per i professionisti, ma in realtà anche ai prodotti consegnati a domicilio). Basta inquadrare il codice con lo smartphone e il gioco è fatto. Ovviamente anche il cliente deve essere digitalmente evoluto: deve avere scaricato la App di Postepay che contiene il “wallet”, cioè il portafoglio digitale, sul quale caricare le carte di credito possedute ed eseguire pagamenti digitali in app anche Covid free.
Postepay, società dei pagamenti del gruppo dei recapiti guidata da Marco Siracusano, ha 7 milioni di clienti che utilizzano le app (sono 13 milioni quelle scaricate ) per i pagamenti digitali: questi pagatori evoluti stanno crescendo a un tasso di 100mila al mese. I clienti complessivi sono 29 milioni, di cui 7 legati alle carte di debito tradizionali Bancoposta, e 22 che utilizzano le carte Postepay per l’e-commerce, di cui 7,5 sono carte Postepay Evolution, alle quali è collegato un conto corrente digitale e un Iban (da un mese è possibile richiedere online e utilizzare anche carte solo digitali).
L’operazione sul QR code fa perno sul convenzionamento dei piccoli esercizi, a costi più bassi rispetto al tradizionale Pos (PostePay offre il servizio gratis fino al 2021, comunque il costo per il commerciante è zero per operazioni tra 0 e 10 euro, e dal 2022 avrà costo unitario fisso basso): ad essi viene dato l’accesso a tutti i servizi in convezione di Poste (che già opera anche nel cosiddetto acquiring tradizionale con una propria rete di Pos), tra cui anche il sistema di cashback Sconti Poste sulle spese effettuate, programma avviato nel 2010 e che in 10 anni ha restituito circa 100 milioni ai clienti di Poste.
Il gruppo ha stretto su questa operazione anche un accordo commerciale con Alipay. «La riduzione del contante e la fidelizzazione del cliente non servito è in linea con la strategia di Postepay – spiega Del Fante -. Noi non vogliamo fare concorrenza a Nexi, che nell’acquiring possiede il 75% del mercato. L’iniziativa serve a creare un punto di incontro tra i nostri clienti digitali consumer e gli esercizi convenzionati. Con la fidelizzazione attraverso sconti, i piccoli operatori possono incrementare il loro business. Abbiamo capito che la tecnologia basata sul QRcode è utile a fare inclusione, ad abbassare i prezzi e ampliare competenza digitale». Tutto vero: però, se si pensa al successo del modello cinese in cui il QR code (più semplice e meno costoso) ha spazzato via gli altri modelli di business dei pagamenti, si fa presto a immaginare cosa può accadere in futuro al vecchio sistema delle carte e dei Pos. È già in fase di sperimentazione – anche nel mondo di Poste – il nuovo sistema Tap on phone, che consentirà di digitalizzare i pagamenti tradizionali con Pos trasformandoli in transazioni che si realizzano solo facendo “guardare” due smartphone.