La Corte dei Conti ha chiarito che, a seguito dell’approvazione del decreto del Consiglio dei ministri del 17 settembre 2024, la cessione di una parte della quota statale in Poste Italiane da parte del Ministero dell’Economia e delle Finanze (MEF) non comprometterà il controllo pubblico sulla società. Infatti, anche dopo l’operazione, la partecipazione dello Stato, diretta o indiretta, rimarrà superiore alla soglia del 50%, garantendo così la permanenza dell’influenza pubblica sull’azienda.
Nel 2025, il Consiglio di Amministrazione di Poste Italiane ha deliberato due importanti operazioni che rafforzano il suo ruolo nel settore delle telecomunicazioni:
- acquisizione del 9,81% delle azioni ordinarie di TIM da Cassa Depositi e Prestiti
- acquisto da Vivendi di una quota pari al 15% delle azioni ordinarie di TIM, corrispondenti al 10,77% del capitale sociale della compagnia.
A seguito di queste operazioni, Poste Italiane diventa il maggiore azionista di TIM, detenendo complessivamente il 24,81% delle azioni ordinarie e il 17,81% del capitale sociale.
L’organo dello Stato, nell’ambito dell’attività della Sezione controllo enti, ha anche esaminato la gestione economico-finanziaria di Poste Italiane per l’anno 2023, evidenziando risultati particolarmente positivi. L’utile netto di esercizio ha raggiunto i 1.390 milioni di euro, registrando un incremento del 64,1% rispetto agli 847 milioni dell’anno precedente. Anche i ricavi totali sono cresciuti, arrivando a 11.155 milioni di euro, con un aumento dell’11% su base annua. I ricavi derivanti dai servizi postali si attestano a 2.832 milioni di euro, in crescita dell’1,3%, trainati in particolare dal comparto pacchi, mentre i servizi di BancoPosta hanno generato ricavi per 6.379 milioni di euro, contro i 5.467 del 2022, grazie soprattutto al positivo andamento dei conti correnti, che hanno contribuito per 694 milioni in più rispetto all’anno precedente.
Sul fronte dei costi, l’esercizio 2023 ha visto un aumento complessivo, con spese pari a 9.627 milioni di euro, rispetto agli 8.977 del 2022. Questo incremento è attribuibile in parte ai maggiori oneri legati all’operatività finanziaria, saliti di 418 milioni a causa dell’aumento dei tassi di interesse, e in parte al rialzo del costo del lavoro, aumentato di 372 milioni. La combinazione tra l’andamento positivo dei ricavi e l’incremento dei costi ha comunque portato a un risultato operativo e di intermediazione pari a 1.528 milioni di euro, in netta crescita rispetto ai 1.076 milioni del 2022. A livello di gruppo, l’utile netto per il 2023 è stato pari a 1.933 milioni di euro, con un incremento del 22% rispetto ai 1.583 milioni dell’anno precedente.
Infine, sono aumentati anche gli investimenti industriali, passati da 751 a 780 milioni di euro. Tali risorse sono state destinate sia al processo di trasformazione di Poste Italiane in un operatore logistico a tutto tondo, con il rafforzamento delle infrastrutture tecnologiche e della rete di distribuzione, sia al percorso verso la neutralità carbonica entro il 2030. Quest’ultimo obiettivo viene perseguito attraverso il rinnovo della flotta di veicoli con mezzi a basse emissioni e l’adozione progressiva di fonti di energia rinnovabile, come il fotovoltaico, per l’approvvigionamento energetico delle strutture.