Non si tratta di una web tax – già annunciata per via indipendente – ma poco ci manca. La Spagna vuole tassare Whatsapp e Telegram, richiedendo alle società che forniscono servizi di messaggistica istantanea di registrarsi come operatori telefonici. La proposta richiederà alle società di servizi di messaggistica istantanea una registrazione al pari dei tradizionali operatori telefonici, e potrebbero essere incluse anche le società che forniscono servizi di posta elettronica (Google), videochiamate e assistenti vocali (Amazon e Apple).
A richiederlo è un progetto di legge in consultazione fino al 13 ottobre disciplina il settore delle telecomunicazioni e recepisce la direttiva Ue sulle Comunicazioni Elettroniche, per la quale era previsto il termine del 31 dicembre. Secondo la proposta, i fornitori di messaggistica istantanea dovranno registrarsi e, se le loro entrate supereranno una soglia minima, saranno tenuti a pagare un canone attualmente applicato agli operatori «tradizionali». Per ora, la consultazione indica tutti i «fornitori di comunicazioni interpersonali», compresi quelli che non necessitano di un servizio di numerazione, «che fatturano più di 1 milione di euro all’anno». Secondo la bozza, l’imposta potrebbe essere di 1 euro ogni 1000 euro di fatturato.
Come detto, il progetto di legge in consultazione rimane svincolato da quello della web tax. All’inizio di agosto, infatti, la Camera dei deputati spagnola ha approvato una web tax del 3%, come quella Italiana e Francese che si applicherebbe alle entrate dei giganti della tecnologia. L’imposta è indirizzata alle società che offrono servizi di pubblicità online, di intermediazione, e di vendita di dati. Sebbene il tesoro spagnolo avesse pianificato una raccolta iniziale di circa 300 milioni di euro, a seguito della pandemia, il gettito stimato è stato ridotto a 242 milioni.