Molte aziende si stanno ancora adattando alle nuove normative in materia di sostenibilità, come l’introduzione del passaporto digitale dei prodotti. Nel frattempo, l’iter legislativo europeo sulla circolarità continua, con la Commissione europea che ha appena adottato il piano di lavoro 2025-2030 per il Regolamento sulla progettazione ecocompatibile dei prodotti (Espr – Ecodesign for Sustainable Products Regulation), così come riporta fashionunited.it. Tuttavia, ci sono realtà che hanno già compiuto progressi notevoli, diventando esempi da seguire. Tra queste, spicca Save the Duck, un brand fondato nel 2012 da Nicolas Bargi, attuale ceo dell’azienda. In una conversazione con FashionUnited, Silvia Mazzanti, sustainability manager di Save the Duck, ha spiegato il percorso dell’azienda, delineando le tappe fondamentali, gli errori da evitare e i consigli utili per prepararsi all’obbligo del passaporto digitale dei prodotti.
A partire dalla primavera-estate 2024, Save the Duck ha integrato il Digital Product Passport nelle sue collezioni, grazie alla collaborazione con Certilogo. Questo sistema consente ai consumatori di ottenere informazioni dettagliate sui prodotti, come prestazioni fisiche e impatto ambientale, semplicemente scansionando il QR code presente sulle etichette. Recentemente, l’azienda ha introdotto una nuova funzionalità nel Digital Product Passport che permette ai clienti di “donare” i capi usati del marchio, contribuendo così a un’economia circolare. Questo progetto è stato reso possibile grazie alla partnership con Humana People to People Italia, un’organizzazione non profit che si occupa di cooperazione internazionale. Scansionando il QR code sulle etichette, i consumatori possono scegliere di donare i loro capi nei punti vendita Humana Vintage e Humana People, oppure inviarli gratuitamente tramite DHL.
Dal 2015, Save the Duck aveva già adottato Certilogo per permettere ai clienti di verificare l’autenticità dei capi tramite QR code. Questa piattaforma è stata poi ampliata, offrendo trasparenza sui materiali, i processi produttivi e le certificazioni, aiutando i consumatori a fare scelte d’acquisto più consapevoli. Sebbene raccogliere i dati lungo la filiera sia stato un compito impegnativo, Save the Duck ha iniziato il processo fin dall’inizio, selezionando attentamente i fornitori e proseguendo con quelli nuovi. Molti dei fornitori si trovano a Hangzhou, in Cina, un centro economico e tessile di grande importanza, noto anche per i suoi progressi tecnologici. Save the Duck ha un ufficio e laboratori a Hangzhou, dove vengono monitorati la qualità dei prodotti e la sostenibilità, in collaborazione con il team di Milano.
Per Save the Duck, l’adozione del Digital Product Passport è stata una naturale evoluzione, dato che gran parte delle informazioni richieste erano già disponibili. Nel 2018, l’azienda ha presentato il suo primo Bilancio di Sostenibilità, con l’obiettivo di condividere in modo trasparente i traguardi raggiunti e le sfide future. La sostenibilità è da sempre una priorità per l’azienda, e l’introduzione del passaporto digitale ha rappresentato un’opportunità strategica che ha rafforzato il marchio e la sua reputazione.
Nel settore della moda, le aziende si dividono tra quelle che adottano approcci innovativi e quelle che sono più attente, aspettando che le normative vengano completamente definite. Le seconde, però, rischiano di arrivare tardi. Mazzanti consiglia di cominciare a pianificare l’adozione del Digital Product Passport il prima possibile, anche se molte aziende sono al momento focalizzate su altre priorità. Save the Duck, grazie alla visione lungimirante del suo CEO, ha scelto di concentrarsi sul passaporto digitale, ottenendo così vantaggi sia in termini di visibilità che di consolidamento dell’etica del marchio.
Save the Duck è attivamente coinvolta anche in iniziative che promuovono la sostenibilità e incentivano l’innovazione, la transizione energetica e l’economia circolare. L’azienda partecipa al “Monitor for Circular Fashion”, un progetto del Sustainability Lab di SDA Bocconi e di Enel X, che mira a fornire una visione precisa e aggiornata dello stato dell’economia circolare nel settore moda italiano. Inoltre, Save the Duck è coinvolta in attività di advocacy con il consorzio Erion Textiles, che include altre aziende come Miroglio Fashion, Amazon, H&M, Decathlon e OVS. L’azienda sta partecipando anche alla consultazione pubblica sul Decreto dell’EPR (Extended Producer Responsibility) per il settore tessile, che terminerà il 5 maggio. Secondo Save the Duck, la condivisione di esperienze e la collaborazione tra le aziende sono fondamentali per apportare valore al settore e promuovere la sostenibilità.