di Ruggero Alcanterini
Non belle parole, ma armoniose note musicali per accompagnare la dipartita di Ennio Moricone, genio dotato di straordinaria fantasia creativa e che, dopo la bacchetta, ha deposto anche la sua instancabile penna, lasciando basito il mondo. Sì, di colpo, moltitudini si sono sentite orfane e la voluta riservatezza delle esequie è stata stravolta da un tributo popolare senza confini, a conferma del fatto che la melodia costituisce messaggio ben più potente di qualsiasi altro umano orpello, perché trae linfa dalla natura stessa che la ispira, dal sibilo al tuono, dallo sciabordio all’infinito variegare dei versi animali, da conchiglie e corni agli arcani concerti riservati agli dei. Ennio Moricone era molto legato a Sergio Leone e il grande regista – che rese italico il western – era amico storico del Generale Giampiero Casciotti, con me, lui vice Presidente, alla FIDAL. Così, quando ci toccò di organizzare i Campionati del Mondo d’Atletica a Roma, nel 1987, fummo ad un passo dal proporre a Leone la regia della Cerimonia d’apertura e a Moricone la colonna sonora dell’Evento. Ma questa è un’altra storia, quella di un capitolo mai scritto, anzi di uno spartito mai immaginato dal grande Compositore per l’atletica, piuttosto che per il Calcio, come invece avvenne con l’inno per i Mondiali in Argentina, nel 1978. Ma perché io oggi titolo “Musica Maestro!”? Ma perché lui, Ennio, era e rimarrà, come gli altri grandi trasmutatori della materia vile in preziosa, irripetibile interprete del sentimento istintuale in chiave musicale. Se è pur vero che molte delle sue composizioni sono scaturite dalla combinazione chimica con il cinema, mondo che ha infinitamente beneficiato della sua sapienza e sensibilità artistica, è altresì vero che le sue opere, a prescindere dai soggetti, avevano ed hanno una valenza speciale, la stessa che ha reso popolari, a prescindere dai libretti, le opere degli immortali, come Rossini, Verdi e Puccini. Insomma, profondamente grande la musica di Moricone, unica ed espressiva di vibrante sentimento, indipendentemente dal connubio con il cinema, che del resto, nella sua muta fase d’avvio, storicamente si avvalse di esecuzioni, di chiaroscuri orchestrali dal vivo, affinché le sequenze dell’ex lanterna magica divenissero primo paradiso.