Di Francesca Rossetti
Antonio Parlati è un personaggio di primo piano nel panorama culturale partenopeo ed ecco cosa ci racconta dalla bellissima Napoli.
Chi è Antonio Parlati e come nasce il rapporto con il Centro di Produzione Rai di Napoli?
“Sono napoletano classe ‘58 ed il rapporto con la Rai nasce nel 1984, quando sono entrato come aiuto magazziniere. Nel frattempo mi sono laureato in Economia e Commercio e ad oggi la mia storia con la Rai dura da ben 36 anni”
La televisione e le nuove tecnologie
“ Il Centro di Produzione Rai di Napoli ha accettato qualche anno fa la sfida di realizzare i programmi di Alberto Angela in 4K, con una resa nettamente superiore all’HD. Le nuove tecnologie aiutano, l’importante è avere programmi dai contenuti forti, la tecnologia può dare qualcosa in più al programma ma se non c’è contenuto…”
La web tv e il digitale nella comunicazione
“Dopo un primo periodo in cui forse non si è compreso appieno il significato della web tv ed il trasferimento dei contenuti tv all’interno del web, ricordiamo che non tutto quello che funziona in tv va sul web. Col tempo si è capito che il web è un mezzo di comunicazione diverso dalla tv e dagli altri e si stanno studiando contenuti specifici, dato che il pubblico è diverso rispetto a quello televisivo.
Il ruolo dei social, ad esempio nel caso della soap opera “Un posto al sole” fiore all’occhiello della Rai napoletana
“ I social a UPAS hanno molti follower, il fan club è molto nutrito e quello che va in onda è scritto 3 mesi prima. Non che i commenti dei social influenzino la narrazione ma in ogni caso gli autori ricavano gli umori del pubblico dai social come spunto sulle storie dei personaggi. Quest’anno il Covid19 ha fatto in modo che la soap opera, nel periodo di fermo totale, abbia scelto di andare in onda su Rai Play con lo spin off “Un po’ sto a casa” , pillole di 5 minuti in cui i personaggi dalle loro abitazioni continuavano la loro storia parlando della situazione che stavano vivendo durante il Covid in fase 1 . La soap ha una lunga serialità alle spalle, dato che va in onda dal 1996 e lavora molto sull’affezione del pubblico e sulla forte identificazione fra personaggio e attore. Se si dovesse interrompere per un certo periodo, come è successo per altre lunghe serialità, si corre il pericolo della disaffezione del pubblico ed ecco che lo spin off deciso dalla Rai e da Freemantle ha contribuito a mantenere il rapporto con i follower.
Ogni attore ha il suo sito ed i propri social e il pericolo legato ad una interruzione sarebbe stato quello di dimenticare i personaggi e le loro storie, ecco perché abbiamo pensato allo spin off come fu fatto anni fa con “Un posto al sole d’estate”. E’ un po’ come trovarsi in casa di amici ed in più UPAS è speciale perché racconta la quotidianità, un luogo reale, Napoli e la vita di tutti i giorni seguendo il calendario normale: se oggi è il 20 giugno è il 20 giugno anche in UPAS che fra l’altro ha una seconda peculiarità: quella di aver sempre trattato tutti temi sociali: droga, camorra, alcool, violenza sui minori e sulle donne, dispersione scolastica, inquinamento, rifiuti tossici.
Il format originale è australiano e si chiama “Neighbours” : racconta la vita di un quartiere che non esiste in una città che non esiste e non tratta di problemi sociali, quindi solo delle vicissitudini di vicinato. Rispetto ad esso UPAS ha fatto un grande passo in avanti, dato che si cala in una realtà reale, quella napoletana, quindi una città vera, i posti di ambientazione esistono davvero e non tutte le storie si svolgono al chiuso del condominio ma nella città, affrontando quindi i suoi problemi. Inoltre rispetto a “Neighbours” UPAS prende una piega più italiana e c’è una forte identità fra la soap e la vita reale. Vi cito un esempio al riguardo: UPAS ha fatto una serie di extralocation all’estero e nel 2012 ha deciso di portare alcuni personaggi alla maratona di New York. Un mese e mezzo prima di andare in onda gli attori erano là con i registi per girare una finta maratona per poi raccontarla il giorno della maratona vera. Quell’anno ci fu l’uragano Sandy e la maratona per la prima volta dal 1970 fu annullata: UPAS l’aveva girata e doveva mandarla in onda lo stesso giorno di quella di New York ma a seguito dell’annullamento ci si pose il problema se mandare in onda una cosa che non stava avvenendo o non mandarla in onda perché appunto non si stava solgendo. Alla fine si decise di mandarla in onda comunque e sui blog fu segnalato come errore, questo perché è fortissima l’ identità fra veridicità e mondo reale, quindi UPAS rispecchia in tutto e per tutto la realtà quotidiana del singolo giorno in cui viene trasmessa. La narrazione è però scritta 3 mesi prima e questo significa da parte degli autori di dover riuscire ad immaginare quel tema sociale (rifiuti, inquinamento, droga ecc. ) come un tema ancora reale dopo 3 mesi.
Quando si sono fermati per il Covid19 sono andate in onda le ultime puntate della settimana prima del lockdown e abbiamo ricevuto numerose telefonate dagli affezionati sul perché gli attori non portassero la mascherina: questo a riconferma che la narrazione assume carattere estemporaneo e sembra quasi andare in onda in diretta, mentre in realtà quando le puntate furono scritte ancora non c’era il problema del Covid.”
Lei è Presidente della Sezione Editoria, Cultura e Spettacolo dell’Unione Industriali di Napoli: il ruolo delle tecnologie in questo settore
“Anche lì si è aperta una pagina nuova sul discorso e- book che al momento non ha preso una grossa fetta di mercato, mentre durante il lockdown sono andati per la maggiore gli audiolibri. Anche se sono sempre a favore del cartaceo che ha il suo fascino e aiuta la lettura e la narrazione, sono convinto che qualunque sia la forma scelta è importante che si continui a leggere, qualunque genere ed autore, perché con la lettura si è da soli e in compagnia al tempo stesso, inoltre apre la mente a 360° e aiuta a capire e conoscere meglio la realtà.”
Lei è uno dei principali organizzatori di Napoli Città Libro:quando si terrà l’edizione 2020?
“E’ stata spostata ad ottobre, come altri Saloni del Libro, e il gruppo storico che ha sempre organizzato l’evento (Diego Guida, Alessandro Polidoro e Rosario Bianco) stanno lavorando su questa data ed alla possibilità di avere una componente che sia anche telematica, sul web con applicazioni per seguire il Salone. E’ chiaro l’evento vero non dev’essere dal web ma in questo modo può avere una sponda in più perché ancora non sappiamo il numero delle persone che parteciperanno alla Stazione Marittima. L’anno scorso sono state ben 25.000 e quindi formule alternative servono per far sì che tutti gli amici che sono venuti a trovarci negli anni scorsi possano continuare a visitare il Salone che come sempre accoglie anche personaggi dello spettacolo napoletani e non come Renzo Arbore, Pippo Baudo, Vincenzo Salemme che l’anno scorso hanno presentato ognuno un loro libro in uscita. Sono personaggi eccellenti che creano un valore aggiunto e chiaramente il discorso verte poi sul loro ruolo ed attività principali quali televisione, teatro, musica ecc. Naturalmente partecipano anche autori veri e di primo piano come Gianrico Carofiglio, Raffaele La Capria e tanti altri.”