L’ultima crisi economica in corso in Libano ha rivelato quanto sia fragile il suo sistema finanziario. Con le banche in collasso e l’inflazione molto alta il pubblico sta perdendo fiducia nella capacità del nuovo governo di gestire l’economia.
La causa di questa situazione è da identificare in circa trent’anni di politiche fiscali e monetarie irregolari, che avevano già causato un deprezzamento della valuta di oltre il 95%, entro il 2023. Dopo un arretramento dal suo minimo di 107mila LBP per sterlina, è rimasto stabile a 89mila per USD per più di un anno.
Come altri Paesi del Medio Oriente, le criptovalute, in particolare Bitcoin, sono emerse come nuovi beni rifugio finanziari. Un numero crescente di libanesi si sta rivolgendo a Bitcoin come riserva di valore e per proteggersi da ulteriori caos economici.
Sulla scia delle vecchie criptovalute, stanno diventando popolari anche le stablecoin ancorate al dollaro statunitense, tra cui Tether (USDT), che è diventata la criptovaluta preferita dagli uffici di cambio per eludere le restrizioni bancarie ed evitare le sanzioni statunitensi.
Inizialmente, l’idea di Bitcoin è stata accolta con scetticismo in Libano. Molti hanno preferito investire in asset alternativi tradizionali, tra cui immobili o piccole imprese, guardando a Bitcoin con scetticismo, se non addirittura diffidenza. Tuttavia, con il peggioramento della situazione finanziaria del Paese, gli atteggiamenti stanno cambiando, con i giovani in testa.