Tra le varie misure adottate dalle amministrazioni per combattere il caro affitti, che ha creato un profondo mismatch tra domanda e offerta del mercato delle locazioni, quella che ha riscosso maggiore consenso è stata quella relativa a incentivare i proprietari di casa a ricorrere alla formula del canone concordato. Come funziona il canone concordato e perché conviene?
La formula dell’affitto a canone concordato nasce per creare benefici per tutti gli attori coinvolti. I contratti stipulati in regime di canone concordato hanno una durata minima di tre anni, e prevedono una serie di vantaggi significativi per i proprietari di casa dal punto di vista fiscale. Tra le agevolazioni, è prevista una riduzione dell’aliquota in regime di cedolare secca dal 21% al 10%, oltre a uno sconto del 25% e la riduzione del 30% dell’aliquota IRPEF. Per ottenere questo tipo di incentivi, i locatori si impegnano a scegliere un canone che non superi le soglie definite dagli accordi territoriali, diversi da comune a comune.
In un mercato come quello delle locazioni, che negli ultimi anni ha visto un aumento della domanda in corrispondenza a una forte riduzione dello stock disponibile, dovuta al boom degli affitti brevi su tutto il territorio nazionale, è stato ritenuto necessario cercare di agevolare questa formula di affitto a lungo termine, rendendola sempre più vantaggiosa, in modo da divenire un’alternativa credibile per i proprietari che decidono di mettere in affitto il proprio immobile.
Per questo motivo, numerosi comuni italiani hanno deciso di rivedere gli accordi territoriali esistenti, ritoccando al rialzo i canoni massimi di locazione per i quali si può usufruire di questo tipo di formula. Questa misura è nata con l’obiettivo di rendere il mercato degli affitti a lungo termine sempre più appetibile per i proprietari di casa, tutelando comunque gli inquilini, che avrebbero accesso a un numero maggiore di immobili a canone agevolato e al di sotto della media di mercato.
Il canone concordato come valida alternativa agli affitti brevi. Il sondaggio di Wikicasa e Dokicasa
Secondo un recente sondaggio condotto da Wikicasa, azienda proptech italiana specializzata nella raccolta, processamento e distribuzione di informazioni immobiliari online, insieme a DokiCasa, società specializzata nella realizzazione di soluzioni tecniche per il Real Estate con un focus primario sul mondo del canone concordato, oltre il 70% dei proprietari sarebbe disposto a passare dal canone libero al canone concordato. Questo cambiamento, incentivato dalle agevolazioni fiscali, rappresenta una valida alternativa agli affitti brevi, garantendo una gestione più semplice, una maggiore stabilità per gli inquilini e un contributo importante al riequilibrio del mercato abitativo.
I dati del canone concordato rivelano un mercato in evoluzione
Per comprendere l’importanza delle nuove misure, basta prendere in esame i dati sulle locazioni a canone a Milano, dove nel luglio 2023, il Comune ha introdotto notevoli miglioramenti nella formula del canone concordato. Le locazioni a canone concordato sono passate dalle 1.922 (3,71% del totale) del 2022 a sfiorare le tremila unità nei primi tre trimestri del 2024 (8,18%), con un totale previsto che si aggira intorno alle 4.200 unità, registrando un +118% nel giro di soli due anni.
Allo stesso tempo, Roma mostra una flessione per quanto riguarda questa formula di locazione, registrando un -18,80% nello stesso intervallo temporale, in cui il Comune ha deciso di non rivedere le soglie previste dagli accordi territoriali, ritenendole già vantaggiose per i proprietari di casa. A Roma, infatti, le locazioni a canone concordato hanno sempre superato il 50% del totale delle locazioni negli ultimi 3 anni. Tuttavia, gli affittuari capitolini hanno spostato la loro attenzione verso formule di locazione sempre più flessibili e dinamiche come l’affitto transitorio, al fine di non perdere l’opportunità di affacciarsi sul mercato degli affitti brevi in periodi con elevato flusso turistico, come il Giubileo.
“La formula del canone concordato può rappresentare una risposta concreta alla sfida del caro-affitti nelle principali città italiane, come dimostrato a Milano. Per quanto occupino ancora una quota residuale sul totale delle locazioni, gli affitti a canone concordato nel capoluogo meneghino hanno mostrato una crescita esponenziale, definendo questa formula come un punto d’incontro vantaggioso per le esigenze di proprietari e inquilini, contribuendo a un mercato delle locazioni più stabile e sostenibile. Questa iniziativa, sostenuta dall’adozione di soluzioni e modelli digitali, ha ulteriori margini di crescita e può rivelarsi una formula sempre più utilizzata in futuro”, dichiara Nicolò Martucci, ceo di Dokicasa.