Può un programma aiutare a prevenire un momento di crisi per l’impresa? Alla luce degli ultimi sviluppi del digitale sembrerebbe proprio di sì. I momenti di difficoltà sono praticamente inevitabili per qualsiasi azienda, eppure, ciò non esclude di poter fare molto per contenere le dinamiche negative che subentrano con una certa periodicità, senza trovarsi letteralmente travolti dalle oscillazioni del mercato.
È in questo contesto che occorre valutare l’inserimento di software crisi d’impresa, in grado sia di monitorare la situazione che di anticiparne i segnali di criticità, a fronte di importanti soddisfazioni per quanto riguarda le scelte di volta in volta adottate.
Cosa dice il Codice della crisi d’impresa e d’insolvenza (CCII)
Il CCII, acronimo di Codice della crisi d’impresa e d’insolvenza, è stato emanato in ottemperanza della Direttiva UE 2019/1023, all’interno del DL n.°14 del 12 gennaio 2019. L’entrata in vigore è invece avvenuta – per lo meno per quanto concerne la forma odierna – con il DL n.°83 del 17 giugno 2022, andando a sostituire un Decreto Regio ormai superato: la vecchia legge fallimentare del 1942.
Il cambiamento è stato epocale. Se nella vecchia normativa il focus era rappresentato dalle aziende in condizione di insolvenza, nella nuova l’intento è tutelare le imprese che versano in buona salute. Le azioni da intraprendere vertono quindi a prevenire e a mantenere in una condizione ottimale la singola realtà economica, contenendo il più possibile i momenti di crisi, a fronte di un costante monitoraggio per quanto riguarda gli indicatori di performance.
È in questo contesto che i moderni programmi della tecnologia sviluppati appositamente per la gestione della crisi di un’impresa presentano benefici concreti.
Gli indicatori d’allerta secondo la nuova normativa
Il CCII individua alcuni indici particolari d’allerta, i quali non sono altro che segnali che dovrebbero mettere in guarda gli imprenditori, nonché i vertici di un’azienda. Si tratta nello specifico di tre elementi che andrebbero monitorati con una cadenza di tipo trimestrale, ovvero:
● Debt Service Coverage Ratio: noto altresì più semplicemente come DSCR, non è altro che un indicatore che demarca la sostenibilità del debito maturato dall’impresa. Alla base c’è l’analisi sia di quanto l’azienda deve saldare sia i flussi di cassa che prevede di portare a casa in un certo periodo temporale. Questo indice vede al centro una prospettiva verosimile, che va perciò misurata mensilmente attraverso la definizione di indicatori di performance
● Valore del patrimonio (netto): questo valore non è altro che la differenza che intercorre tra attivo e passivo. Indica una condizione di crisi quando appare inferiore/negativo rispetto alla soglia definita dalla legge
● Indicatori differenti a seconda del settore di riferimento: la legge ne individua cinque che vanno dalla misurazione della sostenibilità degli oneri finanziari fino all’adeguatezza patrimoniale, passando per il ritorno liquido dell’attivo all’indicatore di liquidità vera e propria. C’è un ultimo indice che può essere considerato ed è quello di indebitamento tributario e previdenziale
Il ruolo di un software di gestione della crisi
I moderni programmi di gestione della crisi offrono alle imprese un valore aggiunto in termini di monitoraggio e misurazione degli standard che possono provocare una crisi, dei campanelli d’allarme.
Questo grazie a una gestione digitale dei dati, che vengono aggiornati e monitorati costantemente, elaborando parametri veritieri e in quanto tali affidabili.