Pensare al dopo non è solo un segno di ottimismo ma, soprattutto, è un obiettivo che dobbiamo imporci per essere preparati ad affrontare il mondo dopo il covid-19. Un mondo che, visto dalle finestre delle nostre abitazioni sembra procedere come al solito ma che, invece, è profondamente da come lo abbiamo lasciato ormai più di tre settimane fa.
Tutti noi ci chiediamo come sarà e facciamo progetti su ciò che vorremo fare per prima cosa. Rivedere gli affetti e respirare a pieni polmoni l’aria fresca che sa di nuovo di libertà sono sicuramente tra le cose più probabili. In secondo luogo, probabilmente, assisteremo anche ad un fenomeno che molti osservatori definiscono – e che commercianti e imprenditori si augurano – “revenge spending”: se ciò avvenisse, saremmo quindi colti da un incontrollabile desiderio di spendere, fare acquisti ed esperienze accumulando in una volta sola tutto ciò di cui ci siamo privati in questo periodo. In Cina, è un fenomeno di cui già si vede traccia nelle aree in cui sono stati allentati i limiti.
La spesa sarà, probabilmente, l’espressione consumistica del desiderio di vita che tutti noi stiamo accumulando. Fino ad un mese fa, trascorrere un’intera settimana sul divano non sembrava una prospettiva tanto cattiva ma, anzi, ritenuta da qualcuno persino auspicabile. Oggi, invece, le pareti di casa stanno diventando sempre più strette e mettono alla prova anche i rapporti familiari, nonostante netflix. In questo momento, non sappiamo quando “saremo liberi” e cosa potremo fare una volta usciti di casa. La prospettiva più realistica è che riprenderemo le nostre attività progressivamente e non di punto e in bianco. Ciò che è avvenuto rappresenta una profonda cesura nelle nostre vite e non potrà passare inosservata, cancellata con un tratto di penna. Le conseguenze sociali ed economiche si faranno sentire, speriamo solo nella forma più lieve possibile e che ristoranti e luoghi di villeggiatura tornino presto a riempirsi di voci e colori.