In questi ultimi mesi, per un verso o per un altro, l’intelligenza artificiale e l’evasione fiscale sono stati tra i temi di più stringente dibattito, ciascuno per proprio conto. Come è immaginabile, infatti, non sono poi molti i punti di contatto che possono avere tra di loro. Eppure, in Giappone hanno pensato di sfruttare proprio l’IA per contrastare con successo l’evasione fiscale delle multinazionali.
L’agenzia delle entrate del Giappone, infatti, ha annunciato che nel 2021 implementerà un nuovo sistema di ispezione fiscale basato sull’Intelligenza artificiale (Ai) in modo da selezionare su quali società concentrare gli sforzi di indagine.
Un utilizzo rivoluzionario della tecnologia che, in questo modo, esce dagli schemi già di per sé rivoluzionario che avevamo conosciuto finora.
Nello specifico, il sistema di intelligenza artificiale analizzerà le performance finanziarie e i documenti di bilancio, così come le registrazioni vocali dei manager delle società che illustrano le performance di business. L’intento è quello di velocizzare la ricerca di frodi e passaggi poco chiari affinando anche la capacità di individuazione di tali eventualità attraverso “lo studio” dei casi passati già esaminati dalle autorità fiscali locali. Ma non finisce qui. Il sistema analizzerà le registrazioni vocali dei dirigenti delle società che hanno partecipato ai briefing sui risultati, le immagini dei top manager nei report annuali di presentazione, e che tipo di messaggi hanno allegato nei file. Cercherà poi di dedurre quanto sono inclini ad assumere rischi e se forniscono spiegazioni con un linguaggio di autocelebrazione, sviluppando quindi anche gli strumenti predittivi. In base agli elementi acquisiti dall’IA sarà più facile e mirato stabilire le ispezioni e le modalità di verifica e sanzione più idonea con cui perseguire gli eventuali trasgressori, un’esperienza che se dovesse dimostrare la propria efficacia potrebbe essere tradotta anche nel nostro ordinamento fiscale.