Il domino delle valute digitali di Stato è ormai avviato. I dubbi (molti) permangono ma quello che sembra certo è che queste non siano affatto un fenomeno passeggero. Sono troppi, infatti, i progetti in giro per il mondo che vanno da quello di fatto fallimentare del Venezuela a quelli ben più ambiziosi di Cina e UE, passando per i vari paesi africani.
In questa fase economica, storica e finanziaria le CBDC (central bank digital currency) sembrano essere una risposta per il risanamento dei vari problemi che affliggono le nostre economie. Com’è normale che sia, il dibattito è entrato anche nel nostro Paese, uno fra quelli che di misure drastiche ne avrebbe pure bisogno.
Nella giornata di ieri, ad esempio, l’autorevole intervento di Luigi Federico Signorini – vicedirettore generale della Banca d’Italia – ha cercato di fare luce sul tema delle CBDC.
Il tema è tutt’altro di scuola ma presenta, anzi, risvolti estremamente pratici che riguardano gli aspetti economici più vicini ai cittadini e si incastrano anche con le iniziative dell’attuale esecutivo per la riduzione del contante. Il contesto finanziario in cui i tassi sono estremamente bassi o in campo negativo riduce notevolmente il costo – opportunità di detenere il contante, una tesi recentemente confermata anche dal Fondo Monetario Internazionale che ha ripreso uno studio del 2018 in cui si afferma che “In un mondo senza contanti non vi sarebbe alcun limite inferiore ai tassi di interesse. Una banca centrale potrebbe ridurre il tasso dal 2% a -4% per contrastare una grave recessione. Il taglio dei tassi di interesse verrebbe trasmesso automaticamente a depositi bancari, prestiti e obbligazioni. Senza contanti, i depositanti dovrebbero pagare il tasso di interesse negativo per mantenere i loro soldi con la banca, rendendo i consumi e gli investimenti più interessanti. In tal modo – cita il report- la liquidità perderebbe valore della stessa entità di quella elettronica per cui non vi sarebbe più alcun vantaggio nel detenere liquidità rispetto ai depositi bancari”. Per quanto riguarda l’eliminazione del contante, il vicedirettore generale di Bankitalia nel suo intervento ha sottolineato i profili riguardanti la privacy. “Se in molti paesi – ha affermato – si è disposti ad accettare qualche forma di limitazione ai pagamenti in contante per ostacolare comportamenti patologici, la scomparsa totale della privacy fisiologica nei pagamenti tramite l’abolizione del contante potrebbe incontrare maggiori resistenze. E d’altra parte, ha poi aggiunto, proteggere la privacy della “banconota elettronica” esentando la moneta elettronica di banca centrale dalle regole di identificazione e prevenzione dei reati a cui sono sottoposti i conti correnti bancari «sembra arduo per ragioni sia pratiche, sia di principio”. Signorini, inoltre, solleva un altro aspetto di criticità: vale a dire la possibilità che aprire dei conti correnti privati presso la Banca Centrale possa accrescere il rischio di fuga dalle banche in caso di periodi di maretta, creando criticità all’intero sistema bancario. “Se una parte significativa dei depositi bancari da clientela si trasferisse sui conti della banca centrale, quest’ultima dovrebbe assumere anche una funzione di intermediazione “di primo livello”, reimpiegando i fondi raccolti presso il sistema bancario e finanziario e svolgendo così una funzione direttamente allocativa del risparmio che non le è, oggi, propria”.
In questo caso, le banche centrali ricoprirebbero una molteplicità di ruoli – entrando anche in un parziale conflitto d’interessi – essendo contemporaneamente concorrente, regolatore e prestatore di ultima istanza rispetto al sistema bancario.
Oggi, non è più in discussione – come afferma Signorini stesso – il passaggio dalla cartamoneta alle transazioni elettroniche ma il dibattito è tutt’altro che chiuso perché dobbiamo essere in grado di chiudere il cerchio per quanto riguarda le questioni relative alla privacy e alla tutela del dato mantenendo inalterata la libertà e l’esperienza di spesa di ogni cittadino. Di certo, però, le Banche Centrali devono sviluppare la capacità di innovarsi e rinnovarsi ogni giorno per mantenere il passo del cambiamento.