Ci troviamo di fronte ad un momento storico potenzialmente di grande portata anche a causa di alcuni elementi di forte discontinuità che si sono stabiliti nel nuovo contesto economico nei rapporti con imprese, consumatori, mercati e nei comportamenti stessi di questi soggetti. “La rivoluzione digitale è un appuntamento al quale dobbiamo partecipare con entusiasmo per cogliere le opportunità che ci offre sia dal punto di vista produttivo sia dal punto di vista dei servizi”. Il settore finanziario e dei pagamenti, in particolare, sono quelli che più di tutti sono stati coinvolti da questa ventata di cambiamento. La fase aperta dalla chiave della normativa PSD2 e il cui passaggio è oggi “regolato” dalle grandi imprese tecnologiche internazionali, le cosiddette Big tech, ha innescato una serie di fenomeni nuovi.
Le grandi imprese tecnologiche sono un’evoluzione delle fintech e operano, il più delle volte, in antitesi con gli operatori tradizionali. Questi grandi operatori tecnologici sono caratterizzati da una naturale propensione verso l’innovazione che condiziona anche le loro strategie portandoli a dirigersi verso i settori in cui questa può arrecare un valore aggiunto di notevole portata, permettendo anche di soddisfare le esigenze più particolari di un’utenza generalmente abituata a dei canoni diversi.
Il punto forza di questo genere innovativo di operatori consiste proprio nella profonda conoscenza del mercato e dei consumatori, acquisita grazie alle informazioni che i clienti forniscono loro gratuitamente. “Nel mercato della digitalizzazione, molto spesso, se si ottiene qualcosa gratuitamente è perchè il cliente stesso è la merce che viene chiesta in cambio per usufruire di un servizio, e le imprese (cui va riconosciuta la grande capacità di attribuire valore ai dati) ottengono così una “ricompensa” di gran lunga superiore a quella del servizio reso”.
L’open banking non sta cambiando solamente il modo di “fare banca”, il credito, la finanza, i pagamenti: stiamo parlando di una silenziosa rivoluzione culturale.
“La PSD2 può avere un effetto dirompente sul mercato bancario. I segnali di questa eventualità sono già evidenziati dall’adesione di molti operatori e dall’incrinarsi di sicurezze sedimentatesi nel corso del tempo. Dal prossimo settembre, i grandi operatori tecnologici che hanno ottenuto la licenza di moneta elettronica in vari paesi europei potranno offrire i loro servizi in tutta l’UE ponendosi in aperta concorrenza con gli operatori tradizionali del settore bancario”.
Anche se attualmente il principale interesse di questi operatori sembra essere l’enorme quantità di dati degli utilizzatori di servizi finanziari elaborati per offrire servizi a valore aggiunto ai consuma-tori, non è da escludere che presto possano decidere di “fare banca” a tutti gli effetti, avvantaggiandosi della posizione conquistata.
E proprio per riuscire a fronteggiare nel modo più efficace l’evoluzione del mercato dei pagamenti, l’Unione Europea ha recentemente pubblicato il bando per la realizzazione dell’Eurosystem single market infrastructure gateway (ESMIG): un’infrastruttura europea ideata affinchè gli utenti (banche e istituzioni finanziarie) possano far viaggiare i propri servizi di pagamento digitale in modo sicuro e condiviso, impedendo il passaggio delle transazioni attraverso altri canali. In particolare, quelli realizzati dalle grandi aziende tecnologiche.
La crescita generale del fintech è incentivata dalla crescente diffusione degli strumenti digitali e di quelli mobili, che in talune aree svolgono, tra l’altro, anche un’importante funzione sociale. “I dispositivi mobile, in particolare, possono essere dei fondamentali strumenti di inclusione finanziaria in quei contesti in cui l’accesso a determinati servizi è molto difficoltoso. Il 60% della popolazione globale non ha accesso ai servizi bancari – 607 milioni di utenti dispongono di un telefono cellulare, ma non di un conto bancario. La tecnologia mobile potrebbe quindi fornire loro un accesso immediato ai vantaggi concessi dall’inclusione finanziaria. Fornire un’alternativa linea di accesso a credito e servizi è particolarmente importante in paesi in via di sviluppo che necessitano di formule innovative di stimolo alla crescita”.
Secondo quanto emerge da una ricerca del Financia Stability Board, le fintech non sarebbero più in diretta e alternativa concorrenza con le banche ma svolgono attività complementari e spesso in partnership con esse. Una strada dettata dalla necessità per le piccole start-up di raggiungere un vasto numero di clienti altrimenti irraggiungibili.
Questa tendenza è supportata anche dalle statistiche: il 41% degli operatori tradizionali a livello globale, infatti, ha avviato partnership con imprese fintech e l’84% intende avviare programmi di cooperazione nei prossimi anni.
La tendenziale crescita del fintech ha coinvolto anche il nostro Paese, soprattutto per quanto riguarda l’aumento nell’utilizzo e nella fiducia nei confronti dei servizi tecnologici. Nel 2018, infatti, il 25% degli italiani ha utilizzato i servizi digitali di pagamento per la finanza e le assicurazioni, contro il 16% dell’anno precedente, per una crescita pari al 54%. La crescita italiana nel campo delle start-up fintech è indubbia e forte, segnale di un’interessante vivacità intellettuale e imprenditoriale. Tuttavia, la posizione in Europa è ancora lontana dai principali paesi essendo solo 12°. La crescita italiana non può prescindere dal più ampio contesto europeo che dà una cornice più elaborata all’intero settore e ne può agevolare la crescita.
Oggi, gli operatori finanziari si sono moltiplicati nel numero ma anche nelle competenze e nella capacità attrattiva, contribuendo a modificare in maniera irreversibile l’intero panorama internazionale dei pagamenti.
“Questo cambiamento è stato reso possibile da due componenti che assieme hanno contributo alla sua realizzazione, una di natura normativa, una di natura tecnologica. E’ stata, infatti, la contemporanea emersione della normativa sull’open banking e la disponibilità di avanzate tecnologie abilitanti a rendere possibile la nascita di un nuovo ecosistema economico – finanziario e dei pagamenti”.
Nel mezzo di questo cambiamento si trovano gli operatori tradizionali. Le banche non possono esclusivamente subire i mutamenti del settore ma hanno il dovere di farne parte, variando sulla loro natura e accelerando il passaggio a piattaforme.
In questo panorama, in cui i servizi personalizzati e sempre disponibili segnano un netto cambio di approccio rispetto al passato, improntato però su un maggiore contatto umano, i protagonisti sono ancora i pagamenti digitali che stanno vivendo, grazie anche alle due componenti sopra citate, una fase espansiva.
La crescita generale del fintech è incentivata dalla crescente diffusione degli strumenti digitali e di quelli mobili, che in talune aree svolgono, tra l’altro, anche un’importante funzione sociale. “I dispositivi mobile, in particolare, possono essere dei fondamentali strumenti di inclusione finanziaria in quei contesti in cui l’accesso a determinati servizi è molto difficoltoso. Il 60% della popolazione globale non ha accesso ai servizi bancari – 607 milioni di utenti dispongono di un telefono cellulare, ma non di un conto bancario. La tecnologia mobile potrebbe quindi fornire loro un accesso immediato ai vantaggi concessi dall’inclusione finanziaria. Fornire un’alternativa linea di accesso a credito e servizi è particolarmente importante in paesi in via di sviluppo che necessitano di formule innovative di stimolo alla crescita”.
Il mercato dei pagamenti digitali e di tutte le procedure di incasso e pagamento ad essi connessi rappresenta un settore dal potenziale ancora in buona parte inespresso che, solo per il segmento instant payment, vale oltre 1.900 miliardi di dollari a livello globale, con una crescita costante del 5% annuo.
Per quanto riguarda il mercato dei pagamenti digitali italiano, dobbiamo registrare dei dati che, nonostante una situazione in cui è lontano il pieno sviluppo del settore, testimoniano una crescita.
I contanti in Italia sono stati, nel 2018, 205,7 miliardi di euro, in crescita di oltre 15 miliardi rispetto al 2017 (fonte The European House-Ambrosetti).
Per quanto ancora attardato se paragonato a quello dei più importanti player internazionali, il mercato dei pagamenti digitali italiano presenta spunti di crescita continui e rimarchevoli, lasciando, tra l’altro, intravedere notevoli margini di crescita da qui ai prossimi anni. Tra il 2017 e il 2018 (dati dell’osservatorio del Politecnico di Milano), la quota dei new digital payment è cresciuta raggiungendo gli 80 miliardi di euro, circa un terzo dei 240 miliardi effettuati con carta e in crescita del 56% rispetto all’anno precedente. I pagamenti effettuati presso i punti tramite il cellulare (Mobile Proximity Payment), invece, crescono ancora di più, in maniera esponenziale (+650%) e raggiungono i 530 milioni di euro transati nel 2018, con oltre 15,6 milioni di operazioni effettuate. Entro il 2022, poi, potrebbe esserci il sorpasso dei pagamenti con carte e wallet su quelli in contanti ma, per il momento, lo scenario nazionale vede ancora la prevalenza dell’uso della cartamoneta. Gli italiani, infatti, sono ancora profondamente legati all’utilizzo del contante, vuoi per una questione culturale vuoi per alcuni presunti motivi di comodità, però è anche evidente la crescita dei pagamenti innovativi che attraggono sempre più persone. Un sintomo che è in corso un cambio di paradigma culturale che denota la presa di coscienza da parte di sempre più persone non solo della comodità dei pagamenti digitali ma anche della loro efficienza e sicurezza.