La seconda direttiva sui servizi di pagamento (la PSD2) rappresenta una svolta epocale. La PSD2, infatti, ha aperto e liberalizzato il mercato, modificando in maniera radicale e irrevocabile il mondo del credito, della finanza e dei pagamenti mettendo gli operatori già presenti nel settore dei pagamenti davanti ad una sfida da dentro o fuori. Sfruttando le nuove opportunità normative e, soprattutto, le potenzialità del contesto economico e tecnologico, sono nate (e cresciute) nuove e importanti realtà che ora competono apertamente con gli operatori che fino a poco fa dominavano il panorama offrendo esperienze di pagamento rapide, efficienti e sicure.
In un tale scenario, il punto fermo per il legislatore deve rimanere l’armonizzazione delle asimmetrie regolamentari che creano dislivelli competitivi tra i vari operatori.
Oggi ci troviamo a commentare da osservatori il cambiamento radicale del mercato che, in alcuni casi, porta anche dei veri e propri terremoti. È quanto, ad esempio, sta avvenendo in Unicredit, uno dei principali gruppi bancari italiani, che in queste ore è coinvolto da una vasta serie di licenziamenti e chiusura di filiali, 8000 dipendenti e 500 filiali da qui al 2023, che coinvolgeranno soprattutto l’Italia.
Si dice spesso che la trasformazione digitale che ha coinvolto il sistema finanziario, portando nuovi agguerriti concorrenti, viaggi a ritmi molto rapidi, ma non è giunta senza preavviso. I cambiamenti in atto nel mercato erano evidenti, e spesso prevedibili, ma a volte sottovalutati. E così, non il digitale ma chi ha sottovalutato lo scenario mutevole può essere considerato responsabile. Questo non riguarda direttamente Unicredit, la cui risposta, a questo punto, è esclusivamente quella di cercare di limitare i danni intervenendo sul capitale umano, ma coinvolge tutte quelle imprese finanziarie che da qualche anno sono state sottoposte ad uno scenario che, a parte alcuni casi, non erano del tutto pronte ad affrontare.
La crisi economica del 2008 ha palesato ciò che era già evidente, e cioè che era in atto (anche perché necessario) il ripensamento del paradigma dei servizi bancari offerti ai clienti, agevolando la user experience, riducendo i costi e avvicinando istituzioni e cittadini; il resto l’ha fatto la tecnologia. Col tempo, sono nate start-up dinamiche che hanno moltiplicato l’offerta a disposizione di clienti sempre più desiderosi di gestire le proprie finanze in maniera più immediata.
Ora, la sfida tra i vari operatori si giocherà sulla capacità di far sentire il cliente a proprio agio. L’assioma si è ribaltato, non è più il cliente che cerca il servizio finanziario (e l’operatore) che fa per sé ma è il servizio (e l’operatore) che va incontro al cliente.