Mentre in Europa ci prepariamo a varare le legislazioni per la tassazione dei giganti tecnologici, negli Stati Uniti si preparano le misure di rappresaglia in risposta a queste iniziative.
In risposta, ad esempio, della web tax francese, il Presidente Trump si appresta a colpire il paese transalpino con una serie di dazi che, come dichiarato al Washington Post dal capo negoziatore USA Robert E. Lighthizer, potrebbero anche raggiungere il 100% su numerosi prodotti. Inoltre, iniziative simili potrebbero anche coinvolgere paesi come Italia, Austria e Turchia che già hanno esposto la volontà di procedere con iniziative simili a quella francese.
In Italia, la digital tax è un provvedimento contenuto nel cosiddetto dl fiscale collegato alla manovra 2020 e dovrebbe entrare in vigore a partire dal 1° gennaio 2020.
In attesa di essere congedata dall’esame parlamentare la norma potrebbe, però, subire una rivisitazione. Attualmente, infatti, è previsto che venga applicata un’aliquota del 3% sui ricavi ai soggetti che prestano servizi digitali e che hanno un ammontare complessivo di ricavi non inferiore a 750 milioni e un ammontare di ricavi derivanti dalla prestazione di servizi digitali non inferiore a 5,5 milioni. La rimodulazione potrebbe, invece, essere indirizzata a tutelare maggiormente i piccoli operatori dell’economia digitale salvaguardando dei principi di equità fiscale e tributaria.
Nel frattempo, il Ministro dell’economia francese, Bruno Le Maire, definisce “inaccettabili” le minacce di Trump riguardo la tassa sugli operatori digitali che entrerà a breve in vigore in Francia anche con effetto retroattivo.
A questo punto, ci si aspetta una risposta energica da parte dell’UE che è stata sollecitata a questo proposito da Le Maire stesso.
Per quanto riguarda l’Italia, invece, il Ministro per l’innovazione tecnologica Paola Pisano ha dichiarato a proposito “Le grosse piattaforme web, quando vengono all’interno del nostro Paese da un lato creano del valore utilizzando i nostri asset, ed e’ giusto iniziare a pensare a una restituzione all’interno del nostro Paese, mi sembra una cosa logica”. Il Ministro ha anche aggiunto che è necessario procedere con questa iniziativa senza però causare delle frizioni geopolitiche che alterino l’equilibro USA Europa ma facendo scaturire scambi e acquisendo esperienze e best practices internazionali.