di Alessandro Terranegra
I recenti dati dell’Osservatorio e-Commerce B2C del Politecnico di Milano dicono che tra il 2015 e il 2019 le vendite di prodotti online in Italia sono quasi raddoppiate, il loro valore è passato da 16,6 miliardi di euro a 31,6 miliardi e di questi oltre il 40% avviene tramite smartphone.
A sostenere tale tesi è anche Valentina Pontiggia, direttore dell’Osservatorio che afferma: “l’e-commerce rappresenta una parte importante della crescita dei consumi”.
Nonostante i numeri siano ancora piccoli, soprattutto se confrontati a quelli del commercio nella sua globalità, le previsioni stimano un aumento generale delle vendite al dettaglio dell’1,5%, a cui l’e-commerce contribuisce per il 65%.
Nonostante i numeri siano incoraggianti, il tasso di penetrazione dell’e-commerce in Italia sui consumi totali è ancora molto basso: in Italia è del 7,5%, contro il 20% di Cina e Regno Unito, il 18% degli Stati Uniti o il 15% circa di Germania e Francia.
Sempre secondo l’Osservatorio, a fare da padrone rimangono sempre informatica ed elettronica, assieme alla moda, restano le voci principali per valori assoluti.
I tassi di incremento più evidenti sono rappresentati dal settore alimentare e largo consumo, che registra un aumento del 42% in valore.
Interessante anche il comparto arredamento e home living che registra un buon +30%.
Il mercato globale in Italia vale 31 miliardi, non male.
«La diffusa connettività delle persone è il primo fattore che ha permesso anche nel nostro Paese, sebbene con un certo ritardo, la rapida crescita dell’e-commerce», ribadisce Cini.
Il «digital gap» ampiamente citato fino a pochi anni fa come di uno dei più gravi ritardi nello sviluppo del nostro Paese, secondo i dati dell’ultimo Osservatorio Multicanalità Nielsen, non sembra essere più un problema in quanto, oggi, oltre l’80% degli italiani (43,9 milioni di persone) è connesso a Internet e di questi il 55% vi accede giornalmente e senza distinzioni rilevanti tra Nord e Sud del Paese né tra range di età, fa notare Stefano Cini, Marketing&Sales Analytics di Nielsen affermando inoltre che di questi quasi 44 milioni di italiani connessi, 27,8 milioni fanno regolarmente acquisti online: “Oggi i consumatori sono più disponibili che in passato ad adottare comportamenti tipicamente legati all’e-commerce“.
Tutto questo scenario vede inevitabilmente un aumento del numero delle transazioni con carte di credito e debito di oltre il 10%, e un valore del transato delle famiglie italiane che raggiunge i 240 miliardi (+9%).
Questi i dati confermano come la moneta elettronica si sta affermando anche in Italia: quasi il 40% dei pagamenti delle famiglie avviene con le tessere elettroniche.
L’e-commerce rappresenta quindi una ottima opportunità per le imprese, ma la sfida è molto ardua in quanto bisogna saper costruire modelli multicanale, catturare nuovi clienti e fidelizzarli.
“Una rivoluzione copernicana, oggi sono loro che devono dimostrare fedeltà al consumatore e non più viceversa, rispondendo con rapidità alle loro esigenze e personalizzando il più possibile l’offerta“, afferma sempre Cini.
I modelli da adottare non sono così semplici e soprattutto non sono alla portata di tutti: “Ormai si parla di multicanalità, la strategia migliore per gli operatori è avere un sito proprio, ma utilizzare anche un marketplace, specialistico o generalista, per ampliare il target raggiungibile. E poi sfruttare attività di ”flash sales”, appoggiandosi a gruppi come Veepee o Showroomprivé per smaltire le scorte“, spiega sempre Pontiggia.
Il mercato, di fatto, è monopolizzato da pochi leader e l’Italia è in forte ritardo.
Le motivazioni?
Valentina Pontiggia afferma: “Il ritardo dell’Italia è causato anche dalla peculiare frammentazione del suo tessuto commerciale i piccoli spesso non hanno capitali sufficienti per sperimentare. Ma anche molti big stanno iniziando solo ora a occuparsi seriamente dei temi digitali, scontrandosi peraltro con la scarsità di management specifico, come data scientist ed esperti di digital marketing“.
Per le PMI italiane si tratta veramente di una rivoluzione o potrebbe essere una involuzione destinata a cambiare la faccia del mercato e del nostro territorio?