Nell’ambito dello sviluppo di nuovi strumenti finanziari, è sempre importante illustrare il più possibile le caratteristiche e le opportunità che questi comportano. Questo è esattamente lo scopo dell’intervista che segue all’Ing. Gian Sergio Bordoni, Country Manager di PPI Italia, relativa alle potenzialità che lo schema Request To Pay possiede in termini di snellimento, semplificazione ed efficientamento delle procedure di pagamento.
La presente intervista, tra l’altro, si colloca in un momento particolarmente opportuno in quanto la stessa Banca d’Italia, nell’ambito del tavolo di confronto sui pagamenti presso la PA, sta sondando le principali caratteristiche e i punti di forza dello schema RTP, che di seguito il nostro ospite ci illustrerà.
PPI è da tempo una bella realtà del panorama dei pagamenti e dei servizi finanziari che, come indicato sul vostro sito, coniuga la creatività italiana col rigore tedesco. Ci può dire, nello specifico, di cosa si occupa PPI e in quali ambiti?
Con sedi operative in Germania, Francia, Svizzera ed Italia e con oltre 200 clienti all’attivo PPI è pienamente radicata nel mercato Europeo.
Nel corso degli ultimi 40 anni, PPI ha preservato e arricchito le proprie competenze in ambito pagamenti e carte sviluppando relazioni privilegiate con i regolatori europei, le banche centrali e primari istituti finanziari.
Tale politica, in un mercato oggi attraversato da profondi cambiamenti normativi e a corto di specialisti, è premiante per PPI e vede il gruppo imporsi in Europa come una delle realtà più accreditate per consulenza, soluzioni e servizi.
In questo contesto, la collaborazione tra la casa madre e la filiale italiana ha funzionato sin dall’inizio per una buona complementarità culturale e un orientamento comune alla qualità e all’innovazione. Tale collaborazione si è andata via via rafforzando anche su attività settoriali di Ricerca e Sviluppo (i.e. blockchain e intelligenza artificiale) che vedono ora il personale della filiale italiana parte integrante della filiera innovazione e sviluppo prodotti di PPI.
Va sottolineato come il software di PPI, interamente sviluppato in Europa, sia costantemente mantenuto allineato all’evoluzione delle direttive europee in ambito pagamenti. Le relazioni dirette di lunga data che PPI ha con i regolatori di mercato e principali istituti finanziari europei danno a PPI una maggiore reattività nell’anticipare tali evoluzioni a vantaggio nostro e dei nostri clienti.
Tra le tante attività che svolgete, siete tra i principali promotori in Italia e in Europa di una nuova forma di pagamento la Request to Pay. Ci può dire in cosa consiste e qual è la sua valenza per il mercato europeo?
Preme precisare che la Request to Pay non è uno schema di pagamento, ma uno standard che smaterializza la fase di inoltro di una richiesta di pagamento, dal creditore al debitore. La Request to Pay abilita la revisione/approvazione consapevole del pagamento da parte del debitore nonchè il dialogo tra le parti su come il pagamento debba essere regolato: tempistica, rateizzazione, eventuali garanzie e quant’ altro. Ulteriore flessibilità può essere offerta dal creditore in base al profilo del debitore o alla modalità di pagamento, tenendo in considerazione per esempio la presenza o meno di garanzie. Tale flessibilità rende idoneo l’RTP ad innumerevoli applicazioni rilevanti ma richiede nel contempo l’acquisizione da parte dell’ecosistema europeo dei pagamenti di nuove capacità distintive che vanno ben oltre l’attuale livello di maturità. La Request to Pay presenta innumerevoli vantaggi per gli esercenti, i fornitori di servizi di pagamento e la clientela finale, in una visione di respiro Europeo e non solo. La recente indagine condotta da PPI per EBA Clearing sull’utilità dell’RTP ha confermato come un 96% del tessuto produttivo europeo intervistato, incluso importanti distretti industriali italiani, veda l’RTP come leva strategica di efficienza e competitività. Tale studio, ritenuto una delle pubblicazioni accreditate in materia, è stato più volte citato anche durante l’ultima edizione del Salone dei Pagamenti a Milano dai primari operatori finanziari nonché dall’ABI. L’introduzione di uno standard similare all’RTP in UK si stima porterà risparmi tra i due e i tre miliardi di euro all’anno, senza considerare la crescita del PIL legata ai servizi a valore aggiunto che abilita La valenza per il mercato europeo sarà nettamente superiore.
La natura di PPI a cavallo tra la realtà tedesca e quella italiana permette sicuramente di ricoprire un ruolo privilegiato in qualità di facilitatore delle due economie. Il supporto, in particolare, che lo schema RTP può dare al rapporto tra manifattura italiana e tedesca assomiglia molto ad un vero e proprio piano industriale. Cosa ci può dire a riguardo, anche alla luce dell’avvio del primo progetto europeo con DZ Bank che rappresenta più di 800 banche in Germania e l’opportunità di poterlo utilizzare da subito sulla filiera industriale italo-tedesca?
Il mercato finanziario tedesco ha dimostrato maggiore sensibilità a cogliere la portata dei cambiamenti in atto e maggiore velocità nell’ intraprendere le iniziative necessarie a sfruttare le opportunità che tali cambiamenti comportano. DZ ha per tempo ingaggiato PPI per acquisire le capacità operative necessarie a supportare la propria strategia sui Pagamenti Istantanei. Tale strategia si basa sulla convinzione che oltre il 60% dei pagamenti SEPA da lei gestiti sarebbero diventati istantanei nell’arco di un quinquennio. La recente proposta di legge in commissione europea circa l’obbligatorietà dei pagamenti istantanei, estesa anche ai bonifici bulk, laddove oggi offerti, e con costi non superiori a quelli dei bonifici SEPA tradizionali, testimonia quanto DZ sia in grado di anticipare il mercato. Con lo stesso spirito, avendo approfondito il valore che l’RTP ha per la propria clientela corporate (circa un 30% del tessuto industriale tedesco), DZ ha chiesto a PPI di realizzare una soluzione RTP a servizio facilmente adottabile, anche da altri istituti finanziari Europei in modo da accelerare l’utilizzo dell’RTP a livello continentale anche a vantaggio della stessa propria clientela. Con riferimento in particolare alla filiera industriale italo-tedesca rapporti economici bilaterali Italia-Germania hanno segnato un nuovo record assoluto nel 2021 con 142,6 miliardi di euro di interscambio. I settori perno della partnership italo-tedesca hanno registrato performance superiori anche a quelle precedenti alla pandemia, a riprova di un legame strutturale di co-produzione. Paycy mediante le banche già aderenti in Germania è in grado di garantire l’accesso via RTP ad un 30% del mercato corporate tedesco. Paycy rappresenta dunque un interessante opportunità anche per gli istituti finanziari Italiani al fine di velocizzare anche in Italia un adozione dell’RTP volta a digitalizzare i flussi di pagamento legati a tali rapporti economici bilaterali. Le banche italo-tedesche aderenti otterrebbero una fidelizzazione della propria clientela e un miglioramento della propria redditività. Il macro distretto produttivo Italo-Tedesco acquisirebbe al contempo un interessante guadagno di efficienza e competitività.
Quindi PPI è in prima linea per agevolare l’adozione dello schema RTP e, se capisco bene, ha appositamente fondato Paycy per focalizzarsi e concentrarsi su questo specifico settore. Ce ne può parlare? E come si inserirebbe Paycy nel contesto italiano?
Un elemento di ritardo nell’adozione dell’RTP da parte delle banche europee è dovuto alla necessità di modernizzare radicalmente i propri sistemi di pagamento. Offrire L’RTP nelle sue molteplici sfaccettature richiede capacità sottostanti, non acquisibili come semplice derivata delle infrastrutture oggi esistenti: pagamenti istantanei, conformità allo standard ISO20022, controlli istantanei di embargo e prevenzione frodi, piena integrabilità secondo la PSD2 e PSD3. In tal senso a Paycy offre in white label e a consumo una piattaforma modulare a costi condivisi in grado di accelerare all’adozione dell’RTP secondo gli standard Europei consentendo agli istituti finanziari di fare agevolmente quel balzo in avanti necessario alla piena adozione dell’RTP.
In ambito europeo, i servizi di Instant Payment sono percepiti già come una realtà, qual è lo stato dell’arte in Italia e quali gli sviluppi possibili anche alla luce delle evoluzioni normative?
Nell’area dell’euro esistono già infrastrutture per i pagamenti istantanei, ma l’adozione è stata lenta, con solo l’11% dei bonifici in euro sotto forma di pagamenti istantanei alla fine dello scorso anno.
La Commissione Europea, in un recente progetto di legge sui pagamenti istantanei, propone: “I prestatori di servizi di pagamento (PSP) che forniscono bonifici in euro saranno tenuti a offrire il servizio di invio e ricezione di IP in euro. Il requisito coprirebbe 24 ore al giorno, 365 giorni all’anno”.
La bozza prevede l’obbligatorietà di offrire anche i bonifici istantanei in modalità bulk, caratteristica già garantita dalla piattaforma di PPI nei due circuiti di regolamento, RT1 e TIPS e anche nei paesi SEPA non euro.
La lentezza nell’adozione dei pagamenti istantanei, in base ai risultati delle analisi degli impatti a noi commissionate da principali istituti bancari Europei, è legata principalmente a due fattori comuni: la necessità di sostituire il sistema SEPA in uso, per acquisire una reale e credibile capacità operativa, nonché la necessita di implementare un sistema efficiente di gestione delle frodi.
Il basso utilizzo da parte della clientela è viceversa legato ai costi dei bonifici istantanei, alla tuttora scarsa raggiungibilità di molte controparti, nonché spesso ad una non adeguata stabilita di esercizio del servizio offerto, con soluzioni applicative che appaiono provvisorie e non scalabili efficientemente.
Le norme di obbligatorietà e riduzione del prezzo dei pagamenti istantanei fanno parte degli sforzi comunitari volti a sviluppare “soluzioni di pagamento competitive basate sul mercato interno e paneuropeo”. L’UE ha a lungo cercato di promuovere i rivali dei principali attori statunitensi, Visa e Mastercard. All’inizio di quest’anno, uno di questi sforzi – l’Iniziativa europea per i pagamenti EPI – sembra essersi e arenata, dopo che più della metà delle banche aderenti ha ritirato la partecipazione .
Appare chiaro come la normativa in fieri darà impulso a questa trasformazione aprendo nuovi scenari di competitività ed opportunità che richiedono tuttavia una diversa maturità di offerta del servizio
In questo periodo, si fa un gran parlare di CBDC (Central Bank Digital Currency) ed in particolare di euro digitale. Una prima fase di sperimentazione è stata avviata dalla BCE coinvolgendo alcuni importanti operatori ma altre iniziative sono in corso di avvio. A questo proposito, in primo luogo, vorremmo sapere qual è il valore che l’RTP può portare all’euro digitale.
L’iniziativa euro digitale di BCE va letta in concomitanza con le iniziative di analoghe banche centrali non continentali. Essa punta a rafforzare l’autonomia dell’area euro rendendola di fatto più indipendente da soluzioni di pagamento non Europee. L’euro digitale riporta inoltre in un contesto normato e garantito dalla Banca Centrale l’innovazione periferica introdotta dalle criptovalute.
L’euro digitale nasce inoltre con l’obiettivo di alleviare i limiti legati al funzionamento non 24*7 degli attuali sistemi di pagamento e la lunghezza di processing dell’attuale catena di esecuzione delle transazioni.
PPI è convolta in vari tavoli di confronto con istituti finanziari e regolatori sul tema dell’euro digitale e ha all’attivo sia pubblicazioni che prototipi di R&S su come l’euro digitale potrebbe essere applicato, in particolare all’emergente mercato del pagamento tra automi.
Per quanto sia tuttora prematuro trarre conclusioni definitive sull’iniziativa in corso, si evidenzia già un sostanziale allineamento tra gli obiettivi dell’euro digitale e quelli dell’RTP e dell’obbligatorietà dei pagamenti istantanei. Con riferimento a questi ultimi l’obbligatorietà in fase di legiferazione porta ad un sostanziale ammodernamento del sistema di pagamenti continentale con necessità di investimenti importanti da parte di tutti gli attori coinvolti nella filiera.
È pertanto ragionevole, e a nostro avviso tecnicamente coerente, che il legislatore intenda valorizzare l’infrastruttura dei pagamenti istantanei all’interno del proprio disegno di euro digitale anche a vantaggio di una più rapida distribuzione e utilizzo di quest’ultimo.
Ancora più plausibile è la valorizzazione dello schema RTP, che prescinde dalla modalità con cui il pagamento viene effettivamente effettuato, provvedendo invece un framework normato e digitale di interazione pagatore-creditore che abilita e traccia la modalità di accordo su come il pagamento venga saldato tra il debitore e il creditore stesso.
L’RTP si propone come lo standard europeo per incastrare il pagamento all’interno di scenari costruiti intorno alle esigenze del cliente, migliorando l’ergonomia dell’esperienza di acquisto e abilitando servizi a valore aggiunto in grado di estendere la fidelizzazione e la redditività del cliente, senza peraltro derogare dal totale controllo/ingaggio/consapevolezza di quest’ultimo sull’intero processo.
In tal senso l’RTP appare assolutamente complementare all’iniziativa dell’euro digitale.
In secondo luogo, posto che l’euro digitale – così come dichiarato dai suoi stessi fautori presso la Banca Centrale Europea – sia anche un rilevante strumento geopolitico per tutta l’area euro, ritiene che il suo rilascio e in generale il processo di digitalizzazione dei pagamenti possano essere degli elementi determinanti tanto a ridefinire il ruolo geopolitico europeo quanto a favorire l’accelerazione del processo di integrazione europeo?
Il Covid, la recente guerra e le frizioni geopolitiche internazionali con nuovi player del calibro della Cina o dell’India, hanno dimostrato a mio avviso come di fronte a certe sfide, l’Europa, per avere un peso non marginale, debba presentarsi unita e coesa.
L’acquisto dei vaccini, il cap al prezzo del gas e le politiche di finanziamento alla guerra hanno ampiamente mostrato che è necessario un nuovo livello di coordinamento e di implementazione di politiche comuni a livello Europeo.
Gli stessi distretti produttivi forti, a tutela dei quali l’Europa deve implementare adeguate politiche di salvaguardia e supporto, non seguono i confini nazionali ma si sono naturalmente assestati mettendo a fattor comune le eccellenze Europe necessarie a competere efficacemente in un contesto globale. Vedasi il distretto manifatturiero italo-tedesco o quello del lusso Italo-Francese.
La stessa guerra alle porte imporrà la necessità di una politica di difesa comune europea, con allineamento delle filiere produttive continentali, il rimpatrio delle catene produttive essenziali e l’adeguata protezione della ricerca su materie sensibili e delle tecnologie di punta ad essa collegate.
È impossibile ipotizzare che tutto ciò possa avvenire senza metter mano ad una geopolitica dei pagamenti di stampo continentale e credo che la Commissione Europea abbia dimostrato sia con l’iniziativa EPI e più recentemente con la proposta di obbligatorietà dei pagamenti istantanei e con l’apertura in BCE del cantiere euro digitale, la volontà politica di operare in tal senso.
Voi siete dei fini osservatori del mercato e delle sue componenti. A questo proposito è in fase di realizzazione una ricerca sul settore dei pagamenti. Cosa possiamo aspettarci nei prossimi 5 anni?
Il verticale dei pagamenti è tra i pochi settori industriali che ha un percorso di trasformazione strutturale certo, che abbraccia i prossimi dieci anni. Solo limitandosi alle tematiche già in fieri IOT, pagamenti tra automi, negozi intelligenti, PSD3, l’istantaneità di tutti i pagamenti incluso quelli Cross Border, l’RTP, l’applicazione dell’intelligenza artificiale sul flusso dati abilitato dalla transizione all’ISO20022, c’è la certezza di un cambiamento epocale e radicale del settore che richiede un massiccio piano di investimenti, ma promette altrettanti ritorni.