La Guardia di Finanza, attraverso il Nucleo speciale polizia valutaria e il Nucleo speciale tutela privacy e frodi tecnologiche, ha eseguito un sequestro preventivo di oltre nove milioni di dollari nell’ambito di un’indagine coordinata dalla Procura di Milano. L’indagine riguarda un presunto caso di riciclaggio di proventi illeciti tramite l’utilizzo di criptovalute. In particolare, è stato individuato un portafoglio digitale (wallet) che, secondo gli inquirenti, sarebbe stato creato in maniera fraudolenta attraverso l’uso di documenti falsi e tecnologie deepfake. Questo wallet era stato aperto presso un exchange di criptovalute regolarmente operante in Italia, che però è risultato del tutto estraneo ai fatti e ha collaborato attivamente con le autorità.
Le ipotesi investigative suggeriscono che questo portafoglio digitale sia stato utilizzato per far transitare ingenti somme in criptovalute, subito dopo un attacco hacker durante il quale sarebbero stati sottratti illecitamente asset digitali per decine di milioni di euro. Il wallet, che fino a quel momento aveva registrato un’attività molto limitata, ha improvvisamente ricevuto depositi per oltre nove milioni di Tether (USDT) in pochi minuti. Di questi, più di 8 milioni sono stati immediatamente convertiti in altre criptovalute come Bitcoin, Ethereum e Terra Classic. Queste operazioni sono avvenute attraverso una tecnica nota come “chain-hopping”, che consiste nel passare rapidamente da una criptovaluta all’altra su diverse blockchain, con l’obiettivo di ostacolare il tracciamento dei fondi e rendere difficile risalire alla loro origine.
Successivamente a queste conversioni, sono state effettuate ulteriori operazioni di invio delle criptovalute verso altri wallet, complicando ulteriormente la tracciabilità. Tuttavia, l’analisi della blockchain ha permesso agli investigatori di seguire parte delle transazioni e di risalire alla probabile origine illecita delle somme transitate, che sembrerebbero legate proprio all’attacco informatico.
Sulla base di questi elementi, il giudice per le indagini preliminari (GIP) del tribunale di Milano ha disposto il sequestro preventivo dei fondi presenti nel wallet, ritenuti parte di un’operazione di riciclaggio. L’exchange presso cui era stato aperto il portafoglio ha fornito piena collaborazione alle autorità ed è stato escluso da qualsiasi responsabilità nel reato.