Nel 2024, il settore fintech globale ha registrato un risultato molto positivo, con un incremento dei ricavi del 21%. Questo tasso di crescita è superiore a quello del 2023, che era del 13%, e supera di gran lunga la crescita del 6% registrata dai servizi finanziari tradizionali. Questo emerge dal rapporto annuale di BCG e QED Investors, intitolato “Fintech’s Next Chapter: Scaled Winners and Emerging Disruptors”, che descrive un settore che, dopo una fase di riduzione dei finanziamenti tra il 2022 e il 2023, ha ora basi più solide, una gestione più disciplinata e prospettive di sviluppo molto promettenti.
Questa crescita non riguarda solo i ricavi, ma anche i profitti: il margine operativo medio (EBITDA) delle fintech quotate è arrivato al 16% e il 69% di queste ha concluso l’anno con un utile netto. Il successo è trainato da alcune fintech consolidate a livello globale, con fatturati annuali superiori ai 500 milioni di dollari, che rappresentano circa il 60% del totale del settore. Nonostante questi progressi, il fintech pesa ancora solo per il 3% sul totale dei ricavi del settore bancario e assicurativo mondiale, il che indica che c’è ancora molto spazio per espandersi, sia in termini di mercati sia di nuove tecnologie e modelli di business.
Per quanto riguarda l’Europa, come spiega Ugo Cotroneo, Managing Director e Senior Partner di BCG, il settore fintech sta attraversando una fase di consolidamento, con una stabilizzazione dei finanziamenti e delle valutazioni, mentre si concentra sulla crescita e sulla redditività. I fondamentali rimangono solidi, come dimostra la crescita del fatturato del 21%, con segnali positivi anche nel continente europeo, dove esistono già diversi casi di successo. Attualmente, l’Europa genera circa l’8% dei ricavi delle fintech di successo a livello mondiale, mentre gli Stati Uniti ne producono il 50%. Questa differenza è dovuta principalmente alla complessità delle normative europee e alla frammentazione dei mercati, più che a una reale mancanza di potenzialità, come riporta repubblica.it.
A differenza del settore dei pagamenti digitali, dove le fintech rappresentano il 14% dei ricavi, negli altri ambiti come i prestiti, l’infrastruttura finanziaria e i servizi B2B, la penetrazione è ancora solo al 2%. Questo indica che l’Europa ha ampie possibilità di crescita, soprattutto se si riuscirà a migliorare l’armonizzazione delle norme e ad adottare con decisione l’intelligenza artificiale.
Sul fronte tecnologico, molte fintech emergenti stanno guidando l’integrazione dell’intelligenza artificiale, muovendosi più rapidamente rispetto ai grandi operatori tradizionali, specialmente nello sviluppo di software. Tra le innovazioni più promettenti ci sono gli “agent AI”, ovvero sistemi autonomi che possono operare con un minimo intervento umano, analizzare dati, prendere decisioni e interagire con altri strumenti. Questi agenti hanno potenziali applicazioni in vari settori, come il commercio online, i software per aziende (SaaS verticali) e la gestione delle finanze personali.
Dal punto di vista degli investimenti, ancora circa 150 fintech fondate prima del 2016, pur avendo i requisiti necessari, non si sono ancora quotate in borsa. Questo indica un approccio prudente, ma anche una maggiore volontà di scegliere momenti e condizioni migliori per entrare nei mercati regolamentati. Intanto, stanno crescendo le cosiddette “challenger bank”, ovvero banche digitali innovative, 24 delle quali superano i 500 milioni di ricavi annui, con un aumento dei depositi del 37% all’anno, molto più rapido rispetto alle banche tradizionali.
Infine, mentre il credito bancario tradizionale continua a essere sotto pressione, il credito privato sta assumendo un ruolo sempre più importante come fonte di finanziamento per i prestiti erogati da operatori fintech. Si stima che il mercato per questi fondi specializzati possa raggiungere un valore di circa 280 miliardi di dollari.