Il Fondo Monetario Internazionale (FMI), al termine della sua valutazione annuale sull’economia italiana (la cosiddetta “consultazione ex articolo 4”), ha inviato un messaggio chiaro al governo: è fondamentale mantenere una gestione rigorosa dei conti pubblici e, allo stesso tempo, portare avanti riforme capaci di favorire la crescita economica. Solo così, spiegano gli esperti del FMI, sarà possibile ridurre in modo efficace il peso del debito pubblico rispetto al prodotto interno lordo (PIL) e rafforzare la stabilità dell’economia italiana nel lungo periodo.
Nel rapporto si sottolinea che, nel 2024, l’Italia ha ottenuto risultati migliori del previsto: il disavanzo complessivo dello Stato (cioè la differenza tra entrate e uscite) si è dimezzato, mentre il cosiddetto “saldo primario” (il bilancio al netto degli interessi sul debito) è tornato positivo. Questi segnali sono giudicati positivi dal Fondo e sono attribuiti soprattutto a due fattori: il miglioramento nella raccolta delle tasse (grazie a un contrasto più efficace all’evasione fiscale) e un mercato del lavoro che si mantiene forte.
Tuttavia, secondo l’FMI, per consolidare questi risultati e mettere davvero sotto controllo il debito pubblico, che in Italia è tra i più alti al mondo, sarà necessario fare ancora di più. In particolare, il Fondo raccomanda di arrivare entro il 2027 a un avanzo primario del 3% del PIL. Per raggiungere questo obiettivo, sarà indispensabile compiere sforzi fiscali aggiuntivi nel breve termine, cioè tagliare ulteriormente la spesa pubblica o aumentare le entrate fiscali oltre a quanto già previsto dai piani attuali del governo.
Il FMI precisa che uno sforzo più incisivo ora potrebbe evitare problemi maggiori in futuro. Infatti, si prevede che nei prossimi anni il costo del debito aumenterà, a causa del peggioramento del rapporto tra tassi d’interesse e crescita economica. A questo si aggiungono le pressioni di spesa legate all’invecchiamento della popolazione, come le pensioni e la sanità.
Infine, oltre al rigore fiscale, il Fondo suggerisce che l’Italia dovrebbe attuare riforme strutturali per rilanciare la crescita economica. Queste riforme – in ambiti come il lavoro, la burocrazia, l’istruzione o la giustizia – aiuterebbero a ridurre il debito non solo attraverso tagli o nuove tasse, ma anche grazie a una maggiore capacità del Paese di produrre ricchezza.