A quasi cinque metri di altezza sopra i meleti, i moduli fotovoltaici si orientano in base alla posizione del sole durante la giornata. A sostenerli ci sono inseguitori solari progettati per resistere al vento e ospitare sensori che monitorano la produzione energetica, l’aria, il terreno e permettono di analizzare il microclima che si genera sotto i moduli. È stato inaugurato a Ora, nelle campagne a sud di Bolzano, un impianto agrivoltaico all’avanguardia con una potenza di settanta kilowatt di picco, pensato per far convivere agricoltura e produzione di energia rinnovabile. Sarà collegato alla rete elettrica e permetterà di raccogliere dati fondamentali per far avanzare la ricerca in questo ambito.
L’impianto è stato realizzato nell’ambito del progetto di ricerca Symbiosyst – finanziato dal programma europeo per la ricerca e l’innovazione Horizon Europe – che ha lo scopo di individuare le migliori pratiche agrivoltaiche in Europa.
All’inaugurazione, svoltasi nei giorni scorsi, presenti anche gli assessori provinciali Luis Walcher, Peter Brunner, oltre ai partner del progetto.
Secondo un recente rapporto della Commissione europea (JRC), coprire appena l’uno per cento della superficie agricola utilizzata in Europa con impianti agrivoltaici potrebbe essere sufficiente a superare gli obiettivi al 2030 per il fotovoltaico. “È una stima che fa riflettere e che può iniziare a concretizzarsi anche grazie a impianti pilota come quello di Bolzano. Oggi, in Italia, non esiste un impianto con queste caratteristiche. La sfida dell’agrivoltaico è adattare una tecnologia nata per altri contesti al mondo agricolo, e in questo caso il risultato è davvero promettente” – spiega Wolfram Sparber, direttore dell’Istituto per le energie rinnovabili di Eurac Research, il centro di ricerca di Bolzano che coordina il progetto Symbiosyst.
Le caratteristiche dell’impianto
L’impianto copre circa tremila metri quadrati di meleti distribuiti su tredici filari e ha una potenza installata di circa settanta kilowatt di picco – una quantità di energia sufficiente a coprire il fabbisogno medio di circa venti famiglie. Prevede tre settori distinti con moduli caratterizzati da diversi gradi di trasparenza posizionati su due tipologie di meleto – con distanza tra le file più o meno ampia.
L’altezza a cui sono stati posizionati i moduli è stata una delle sfide tecnologiche più rilevanti nella progettazione dell’impianto. L’asse di rotazione dei moduli si trova a 4,80 metri da terra, un’altezza calcolata per non ostacolare la crescita dei meleti e consentire le lavorazioni agricole. Le strutture, prodotte da Convert Italia/Valmont Solar, sono state progettate in base a dati ricavati da uno studio in galleria del vento, per garantire la resistenza agli agenti atmosferici, in particolare all’effetto vela dei pannelli in caso di forte vento. Il materiale scelto è l’acciaio corten, sia per la sua resistenza ai fenomeni atmosferici, sia per la colorazione che si integra in modo armonico con le strutture del frutteto.
Numerosi sensori e strumenti sono stati installati sull’impianto e sulle aree di controllo a diverse altezze (in cima ai fusti arborei e anche lateralmente a media altezza). Misureranno parametri come la radiazione solare utile alla fotosintesi, l’irradianza dal sole, l’albedo dal terreno, ma anche la temperatura e l’umidità del suolo e dell’aria, la velocità e la direzione del vento, la precipitazione da pioggia. Il Centro di Sperimentazione Laimburg, partner del progetto, si concentrerà sull’analisi dello sviluppo e della produzione agricola del frutteto: accrescimento degli alberi, fioritura, quantità e qualità della produzione, fabbisogno idrico delle piante.
Il terreno su cui sorge l’impianto è di proprietà dell’Agenzia Demanio provinciale. Le scelte progettuali sono state condivise tra Eurac Research, Centro di Sperimentazione Laimburg e Südtiroler Bauernbund (Unione Agricoltori e Coltivatori Diretti Sudtirolesi) per garantire il rispetto delle esigenze del frutteto, dell’agricoltura meccanizzata e della produzione energetica. Questo confronto ha permesso in fase di progettazione di ottimizzare l’integrazione tra le strutture portanti dei meli, le strutture che sostengono i pannelli e le reti antigrandine.
La realizzazione è stata curata da EF Solare Italia tra i principali operatori europei nel settore fotovoltaico. “Con questo progetto stiamo dimostrando come agricoltura ed energia fotovoltaica possano coesistere in modo virtuoso. Il nostro impegno nel progetto Symbiosyst nasce dalla convinzione che la ricerca scientifica sia fondamentale per costruire modelli sostenibili e replicabili in piena sinergia con le coltivazioni tipiche dei diversi territori. Abbiamo unito competenza industriale ed esperienza agronomica per valorizzare ogni metro quadrato di suolo. Solo attraverso l’innovazione possiamo affrontare le sfide ambientali ed energetiche del futuro. Siamo lieti di aver messo a disposizione di questo impianto l’esperienza decennale di EF Solare nell’agrivoltaico, per continuare a migliorare le soluzioni e adattarle ai territori in cui si trovano”, così Gianluca Teodori, Operations Director di EF Solare Italia.
Le caratteristiche dell’impianto sono in linea con i requisiti tecnici di un impianto agrivoltaico avanzato come definito nel Decreto Ministeriale n. 436/2023 dedicato all’agrivoltaico innovativo nel quadro delle misure previste dal Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR).
Obiettivi e potenziale dell’impianto
Quello di Ora è un impianto di ricerca, pensato per raccogliere dati che possano guidare future applicazioni dell’agrivoltaico. Questa tecnologia è ancora relativamente nuova e, pertanto, lo sono anche i suoi impatti. “Sicuramente al vantaggio di produrre energia rinnovabile si affiancano alcune conseguenze per l’agricoltura. Da una parte, l’ombra prodotta dai pannelli potrebbe influenzare la produttività dei meli, ma d’altro canto questa stessa ombra potrebbe ridurre i danni da scottature e consentire una riduzione dell’acqua necessaria per l’irrigazione. Queste e altre conseguenze verranno approfondite grazie all’impianto del progetto Symbiosyst”, spiega Walter Guerra, responsabile dell’Istituto di Frutti- e Viticoltura del Centro di Sperimentazione Laimburg.
La sfida chiave per questo tipo di impianti è infatti trovare l’equilibrio tra agricoltura e produzione energetica: è importante non coprire troppo terreno agricolo, per non compromettere la produzione; d’altro canto, il numero di pannelli deve essere sufficiente a rendere l’investimento energetico sostenibile dal punto di vista economico.
I primi dati significativi potrebbero arrivare già alla fine della stagione produttiva, anche se serviranno più cicli per una valutazione completa.
Il contesto locale
“Gli impianti agrivoltaici rappresentano un’importante sinergia tra il mondo dell’agricoltura e quello delle energie rinnovabili. In Alto Adige puntiamo su un’agricoltura innovativa, sostenibile e resiliente. La tecnologia, però, non si ferma, ma continuerà a evolversi nei prossimi anni: in quest’ottica, un progetto pilota come questo, realizzato con l’accompagnamento delle istituzioni scientifiche, ha un’importanza fondamentale”, afferma l’assessore provinciale all’Agricoltura, Luis Walcher.
“Le nuove disposizioni in materia di agrifotovoltaico sono prossime all’approvazione da parte della Giunta provinciale – dichiara l’assessore provinciale all’Energia, Peter Brunner – Con queste norme compiamo un ulteriore passo avanti nell’attuazione del Piano Clima, definendo criteri chiari e uniformi validi per tutto l’Alto Adige, a garanzia della compatibilità urbanistica dei progetti. L’impiego delle superfici agricole per la produzione di energia può contribuire in modo significativo al raggiungimento dei nostri obiettivi climatici. Nel settore agricolo puntiamo a una capacità produttiva netta di cinquecento megawatt entro il 2040”.
“L‘Unione agricoltori e coltivatori diretti sudtirolesi (Südtiroler Bauernbund) fa parte del progetto e si occupa di fotovoltaico in modo approfondito. Si tratta di una tecnologia chiave per la riduzione delle emissioni di CO2 e la protezione del clima. L‘agricoltura può far parte della soluzione. Se le indicazioni che arriveranno dall’impianto pilota saranno positive, il fotovoltaico potrà rappresentare una nuova linea di business per aziende agricole. Per noi è importante che la produzione agricola rimanga prioritaria e che i terreni rimangano nelle mani degli agricoltori”, così Daniel Gasser, presidente del Südtiroler Bauernbund.
Il progetto europeo
Il progetto europeo Symbiosyst finanziato dal programma Horizon Europe coinvolge 16 partner da tutta Europa e durerà quattro anni. Oltre all’impianto realizzato a Bolzano, prevede la costruzione di altri due impianti pilota: uno a Barcellona, su coltivazioni ortofrutticole, e uno nei Paesi Bassi, sopra una serra.
Questi casi studio permetteranno al team di progetto di valutare la produzione elettrica e il suo possibile riutilizzo in loco in diversi contesti: per coprire il fabbisogno di una comunità energetica, di una zona industriale, di un consorzio ortofrutticolo o dell’azienda stessa.
La priorità della ricerca si concentra sul benessere delle colture. Nei diversi impianti pilota sono stati installati avanzati sistemi di monitoraggio “gemelli” che permetteranno di confrontare i dati raccolti e ottenere indicazioni concrete su come favorire una reale simbiosi tra agricoltura e produzione di energia.
Symbiosyst non si concentra solo sugli aspetti tecnici dell’agrivoltaico. “L’impatto sociale di questi impianti non deve essere trascurato. Per esempio, vanno tenute in considerazione possibili preoccupazioni legate a come può variare il costo dei terreni o la necessità di misure che compensino gli impatti sulla biodiversità. L’importanza di queste valutazioni è stata confermata anche nell’incontro informativo con rappresentanti del settore privato, della pubblica amministrazione e della società civile promosso da Eurac Research e dall’Unione agricoltori e coltivatori diretti sudtirolesi (Südtiroler Bauernbund) prima della realizzazione dell’impianto di Ora”, spiega Silvia Tomasi, sociologa di Eurac Research.