Il datore di lavoro non può geolocalizzare i dipendenti in smart working.
Lo ha stabilito il Garante per la protezione dei dati personali, comminando una sanzione di 50 mila euro a un’azienda che tracciava la posizione geografica di circa 100 dipendenti durante l’attività lavorativa da remoto. Numerose sono le violazioni riscontrate dall’Autorità, intervenuta a seguito di un reclamo presentato da una dipendente e di una segnalazione specifica da parte dell’Ispettorato per la Funzione Pubblica.
Il Garante ha ricordato che le esigenze di controllo del rispetto dei doveri di diligenza da parte dei lavoratori in smart working non possono essere soddisfatte, a distanza, mediante strumenti tecnologici che limitano in modo rigido e meccanico lo spazio di libertà e dignità del dipendente. Un monitoraggio diretto dell’attività lavorativa non è consentito né dallo Statuto dei lavoratori né dal quadro normativo costituzionale.