Il Consumer Financial Protection Bureau (CFPB) ha deciso di interrompere la sua supervisione su Google Payments, segnando la fine di un tentativo dell’amministrazione Biden di estendere i controlli dell’agenzia federale anche sui giganti tecnologici della Silicon Valley. Questa svolta è stata comunicata in un memorandum interno del 7 maggio 2025, in cui il direttore ad interim del CFPB, Russell Vought, ha dichiarato che continuare a monitorare la divisione pagamenti di Google sarebbe stato un impiego ingiustificato delle risorse e delle competenze dell’ufficio.
La decisione revoca un’ordinanza di dicembre 2024, firmata dall’ex direttore Rohit Chopra, che aveva incluso Google Payments tra le aziende sottoposte agli stessi controlli periodici delle banche. In origine, il CFPB aveva giustificato questa scelta con l’esigenza di sorvegliare tutte le società, bancarie e non, che offrono servizi finanziari, per assicurarsi che rispettassero le leggi federali a tutela dei consumatori. Il CFPB, infatti, aveva documentato centinaia di reclami riguardanti Google Payments, in particolare su addebiti non autorizzati.
Tuttavia, Google aveva già disattivato la funzione wallet coinvolta nella controversia a giugno 2024. Nonostante ciò, a febbraio 2025 l’azienda aveva avviato una causa contro il CFPB, sostenendo che non potesse essere trattata come un istituto bancario. A seguito del dietrofront dell’agenzia, Google ha annunciato il ritiro dell’azione legale, sottolineando tramite il portavoce José Castaneda che era insensato mantenere una supervisione su un prodotto che non esiste più e che non aveva mai comportato rischi. Il cambiamento di rotta del CFPB riflette un mutamento di priorità dopo l’uscita di scena di Chopra, come si legge su pymnts.com.
Sotto la sua direzione, l’agenzia aveva intensificato i controlli sulle piattaforme di pagamento digitali e sulle fintech, ma ora l’attenzione sembra essersi spostata nuovamente sulle banche tradizionali. Alcuni avvocati del settore sostengono che la scelta di Google potrebbe spingere altre aziende tecnologiche a contestare le misure di vigilanza varate negli ultimi anni. Resta comunque fermo il potere del CFPB di intervenire in caso di pratiche commerciali scorrette o ingannevoli. Le azioni di Alphabet, la società madre di Google, non hanno subito variazioni significative in Borsa in seguito alla notizia.