Il convegno “Il futuro dei professionisti del credito tra digitalizzazione ed evoluzione normativa: opportunità e rischi”, organizzato dall’OAM, si è svolto a Roma nella giornata di ieri, presso il Centro Congressi Fontana di Trevi. L’evento è stato aperto da Francesco Alfonso (OAM) e ha visto interventi istituzionali da parte di Laura Larducci (Tesoro) e Ida Mercanti (Banca d’Italia).
Durante il convegno, Alessandro Carpinella di Prometeia ha presentato uno studio di settore, mentre Umberto Filotto ha illustrato un confronto normativo europeo sul credito. Di seguito il discorso del presidente dell’OAM, Francesco Alfonso.
“Questa giornata di riflessione sul settore degli intermediari del credito e sulle sue possibili evoluzioni si svolge in un contesto inimmaginabile solo qualche mese fa. Alla difficile composizione del conflitto russo-ucraino e a quanto sta accadendo in Medio Oriente si sommano i rischi legati alle nuove politiche commerciali degli USA. Nell’ultimo mese i mercati finanziari hanno vissuto momenti di forte instabilità, scossi da annunci di segno opposto sul tema dei dazi. Siamo di fronte alla rottura del modello sul quale si era fondata la crescita mondiale, basato su accordi di cooperazione e di libero scambio. Come sottolineato nei giorni scorsi dal Fondo Monetario Internazionale, presentando il World Economic Outlook, “il mondo sta entrando in una nuova era”; il sistema economico globale “nel quale la maggior parte dei paesi ha operato negli ultimi 80 anni sta subendo un riassetto: le regole esistenti vengono messe in discussione, mentre le nuove devono ancora emergere”.
Credo sia dovere dei decisori politici provare a riallacciare le fila di quel dialogo che per decenni aveva caratterizzato i rapporti tra gli Stati: le guerre commerciali possono solo aggravare squilibri economici esistenti a livello mondiale che sarebbe invece doveroso risolvere. Questo quadro di incertezza rende inoltre oltremodo difficile il mestiere dei previsori: lo stesso FMI nel rapporto di primavera ha elaborato più scenari anche se la previsione di riferimento indica che lo sviluppo del Pil mondiale si fermerà al 2,8% nel 2025 e al 3% nel 2026, con una revisione al ribasso dello 0,8% nel biennio rispetto alle stime precedenti. Possiamo dunque dare per certo che la crescita mondiale risentirà degli effetti diretti e indiretti dei nuovi dazi e dell’incertezza connessa con le politiche commerciali restrittive.
Anche la nostra economia dovrà fare i conti con un aumento del Pil inferiore alle precedenti previsioni, con un impatto negativo sulla fiducia di famiglie e imprese. Le variabili di breve-medio termine non devono però indurci ad ignorare i trend consolidati e le novità normative all’interno dei quali si inseriscono le analisi odierne. L’innovazione tecnologica, innanzitutto. Molti comportamenti dei consumatori italiani sono cambiati per effetto della pandemia e specularmente sono cambiate le modalità operative dei soggetti finanziatori, ma anche degli intermediari del credito. Dal lato dei consumatori ricordo gli ultimi dati dell’OSSERVATORIO DIGITAL BANKING di ABI LAB, pubblicati a luglio 2024: sta progressivamente aumentando la quota di clientela che utilizza l’internet banking, ma soprattutto i dispositivi mobili: i clienti che operano attraverso questi dispositivi sono cresciuti del 132% dal 2018 al 2023.
Inoltre, secondo alcuni studi, si sta registrando un’importante crescita dei finanziamenti digitali sui comparti di prodotto più “semplici”, come i prestiti finalizzati, spinta proprio dai nuovi comportamenti dei consumatori e da fattori quali la pandemia. Il fenomeno del Buy Now Pay Later sta conquistando quote di mercato sempre maggiori, anche grazie alla sua introduzione in categorie di prodotti presidiate dai prestiti finalizzati (come a esempio elettrodomestici e telefonia). Ma si registra una crescita, sia pur modesta, del canale digitale anche nei prodotti più complessi, come i mutui. La necessità di competere con nuovi attori, in particolare le Fin Tech e le Big Tech, e di offrire prodotti on line ha fatto sì che banche e società finanziarie abbiano deciso di spingere sugli investimenti in innovazione tecnologica. Secondo il rapporto Abi-Lab del marzo 2025, il sistema bancario italiano intende investire ulteriormente nella digitalizzazione del rapporto con la clientela.
Sul versante della ricerca e dello sviluppo i progetti considerati prioritari dalle banche riguardano, soprattutto, l’introduzione dell’intelligenza artificiale nei diversi possibili ambiti di applicazione. Personalmente ritengo che gli investimenti sui contact center siano particolarmente importanti: anche per la clientela bancaria più ‘digitalizzata’, il contatto umano resta infatti fondamentale, soprattutto se è facile accedervi e se le risposte hanno un alto tasso di professionalità. Questi cambiamenti si riflettono ovviamente sull’assetto dell’industria della distribuzione del credito. Il dott. Carpinella approfondirà questi aspetti, presentando il lavoro condotto dall’OAM in collaborazione con Prometeia, ma già i dati diffusi qualche settimana fa dalla Banca d’Italia ci indicano che sta proseguendo la razionalizzazione delle reti territoriali delle banche. Anche nel corso del 2024 si è infatti registrata una riduzione del numero degli sportelli bancari attivi sul territorio italiano, scesi da 20.160 a 19.654 (-506 sportelli, -2,5 per cento). Secondo alcune recenti elaborazioni, il 43% dei comuni italiani non ha sportelli bancari sul suo territorio. Tali dati vannotuttavia letti alla luce anche del progressivo spopolamento di alcune zone del Paese, segnatamente le aree montane.
Sulla capacità degli intermediari del credito di ‘occupare’ questi spazi di mercato, presidiati dai soggetti finanziatori solo ‘a distanza’, rimando nel dettaglio allo studio OAM-Prometeia. Voglio solo segnalare che anche nel 2024 si è registrata una crescita, sia pur meno significativa rispetto a quella evidenziata negli anni precedenti, degli iscritti agli Elenchi di Agenti in attività finanziaria e di Mediatori creditizi, che ammontano ora a circa 9 mila soggetti, cui si aggiungono i quasi 20mila collaboratori. Il mercato degli intermediari del credito si sta sostanzialmente consolidando, con una struttura che appare ‘premiare’ le realtà maggiori: i dati indicano che crescono maggiormente le realtà più grandi, sia in termini di peso relativo che di numero di collaboratori. Si tratta di un dato da tenere presente, perché è presumibile immaginare che la capacità economica di investire da parte delle reti terze farà la differenza in termini di possibilità di operare in modo efficiente sul mercato.
La regolamentazione è il secondo elemento da tenere in considerazione. Oggi ascolteremo il professor Umberto Filotto che presenterà il libro, nato dalla collaborazione tra l’OAM e l’Università di Tor Vergata, sul confronto regolamentare europeo degli intermediari del credito. Lo studio esplora i quadri normativi di alcuni Paesi europei, concentrandosi sulle principali caratteristiche dell’intermediazione del credito, sui requisiti di autorizzazione e sulle Autorità competenti. Ritengo questo studio importante perché evidenzia come la regolamentazione degli intermediari del credito in Europa rifletta un quadro convergente, ma ben lontano da una reale armonizzazione. Secondo lo studio, un quadro normativo armonizzato potrebbe agevolare gli intermediari del credito a presidiare i nuovi spazi di mercato che si stanno creando. Occorre in sostanza più Europa. Di fronte alle sfide globali che ci attendono, dovremmo sempre più guardare al mercato europeo come il primo motore di crescita dei mercati nazionali e di promozione della competitività verso i paesi terzi. Il Rapporto Draghi ci richiama all’importanza di avere una finanza integrata per sostenere gli investimenti pubblici e privati, entrambi fondamentali per il futuro di tutte le economie dell’Unione europea.
Dobbiamo evitare che Direttive come quelle sul credito immobiliare, che avrebbero dovuto aprire nuovi mercati per gli intermediari del credito, rimangano di fatto prive di impatti concreti: gli iscritti all’OAM non hanno approfittato delle possibilità di business offerte dalla normativa europea, rinunciando, almeno ad oggi, ad allargare l’orizzonte della propria attività. Analogamente gli intermediari europei non sono ‘sbarcati’ in massa sul territorio italiano.
Il ruolo dell’OAM. Come è noto in queste settimane è all’esame della Camera dei Deputati il Ddl di delega al Governo per il recepimento delle Direttive europee e l’attuazione di altri atti dell’Unione Europea, già licenziato dal Senato. In quel testo sono contenuti anche i principi di delega per il recepimento della II Direttiva sul credito al consumo: la Banca d’Italia e l’OAM vengono designati quali Autorità competenti, attribuendo agli stessi i poteri di indagine e di controllo previsti dalla medesima direttiva. Si tratta di un riconoscimento formale del ruolo di Authority che l’OAM ha acquisito negli anni, anche grazie all’ampliamento delle competenze via via affidatigli dal legislatore: ricordo, in progressione, la tenuta del Registro dei Cambiavalute, dei Compro oro, degli Operatori in Criptovalute, e, da ultimo, del Registro degli Operatori Professionali in Oro. Come è noto il Registro degli Operatori in Criptovalute chiuderà definitivamente entro la fine dell’anno, per effetto dell’entrata in vigore del Regolamento su Markets in Crypto-Assets (MiCAR). Per quanto il nuovo quadro normativo sia da apprezzare in termini di tutela del consumatore e della stabilità dei mercati, spiace constatare che venga meno la trasmissione dei flussi informativi sui dati delle operazioni effettuate dalla clientela, ai fini di antiriciclaggio e di prevenzione del terrorismo, che l’OAM ha valorizzato, consegnando un prezioso patrimonio informativo al Paese.
La nuova cornice normativa. Ho più volte sostenuto che la disciplina di agenti e mediatori emanata nel 2010 necessita di un ripensamento perché non più al passo con i tempi, segnati dalla crescente digitalizzazione del settore. Il MEF ha coinvolto l’OAM in un proficuo confronto per far sì che il recepimento della Direttiva CCD2 rappresenti il veicolo per apportare le necessarie modifiche. È auspicabile che la futura normativa rappresenti l’occasione per ampliare il perimetro dell’azione degli intermediari del credito, tenendo conto dell’esigenza di coniugare la velocità connessa alla digitalizzazione e la professionalità che connota gli stessi intermediari del credito. È, inoltre, opportuno che vengano riconosciuti all’Organismo, in linea con lo spirito della Direttiva stessa, più stringenti poteri di controllo per tutelare al meglio i consumatori. Sarebbe ad esempio importante estendere i poteri di vigilanza e sanzionatori dell’OAM anche ai collaboratori, cherappresentano il ‘braccio operativo’ degli intermediari del credito, le persone che entrano in contatto con la clientela. Questa estensione non deve però costituire un’esenzione di responsabilità per gli intermediari del credito che se ne avvalgono.
Ricordo inoltre che in base alla CCD II gli Stati membri dovranno dotarsi di sanzioni che abbianouna reale efficacia deterrente. Uno strumento dissuasivo di comportamenti illegittimi potrebbe essere rappresentato dagli effetti sul piano reputazionale di queste condotte: attualmente l’OAM non può rendere pubblici i nominativi dei soggetti sanzionati. Poterlo fare, in linea peraltro con quanto previsto per altre Autorità, da un lato tutelerebbe il consumatore, dall’altro rappresenterebbe un forte deterrente per i vigilati.
Siamo consapevoli che il riconoscimento del ruolo di Autorità ci impone maggiori responsabilità che intendiamo assumerci con impegno. Anche grazie agli stimoli dell’attenta vigilanza della Banca d’Italia, che voglio per questo ancora una volta ringraziare, l’OAM ha intrapreso un percorso di profonda trasformazione del proprio assetto organizzativo e gestionale, adottando – tra le altre cose – un piano strategico triennale, avente come obiettivi: la tutela del consumatore e del mercato; la formazione, l’informazione e la ricerca; il potenziamento dell’attività di vigilanza; la digitalizzazione, l’innovazione e l’automazione; il consolidamento dell’organizzazione e la valorizzazione delle persone. Con questa trasformazione, l’OAM sarà in grado di adempiere ai suoi compiti istituzionali con maggiore efficienza nell’utilizzo dei mezzi disponibili ed efficacia nel raggiungimento dei suoi obiettivi”.