Secondo un’analisi pubblicata da Wells Fargo, due giganti del cloud computing, Amazon Web Services (AWS) e Microsoft, stanno mettendo in pausa o rallentando lo sviluppo di nuovi data center, cioè quelle grandi infrastrutture che ospitano i server usati per gestire dati, app e servizi cloud, così come si legge su pymnts.com.
Alcuni esperti del settore hanno riferito a Wells Fargo che AWS ha interrotto una parte delle trattative per nuovi data center in colocation, cioè centri dati ospitati in strutture condivise con altri operatori. Questo vale in particolare per i progetti fuori dagli Stati Uniti. Non si sa esattamente quanto sia ampio questo blocco, ma sembra simile a quanto sta facendo Microsoft.
Anche Microsoft ha deciso di rallentare o sospendere temporaneamente alcuni progetti di data center nelle fasi iniziali, mentre rivede la sua strategia per adattarsi meglio alla domanda reale dei clienti. In un post su LinkedIn, Noelle Walsh, che guida le operazioni cloud di Microsoft, ha spiegato che, nonostante l’azienda abbia raddoppiato la capacità dei suoi data center negli ultimi tre anni, è importante fare scelte oculate per garantire una crescita sostenibile. Microsoft ha oltre trecentocinquanta data center in più di sessanta aree del mondo e si prepara a investire oltre ottanta miliardi di dollari entro il 2025.
Kevin Miller, vice presidente dei data center globali di AWS, ha chiarito sempre su LinkedIn che non ci sono cambiamenti radicali nei piani di espansione. Secondo lui, si tratta solo di una normale fase di pianificazione per gestire meglio le risorse disponibili, in base alla domanda. Ha aggiunto che AWS continua a ricevere una forte richiesta, soprattutto per servizi legati all’intelligenza artificiale generativa (come ChatGPT) e per i tradizionali carichi di lavoro aziendali.
L’analista Eric Luebchow di Wells Fargo ha commentato che non è ancora chiaro se questa frenata nei nuovi contratti sia un problema serio o solo una fase normale di un business su scala globale, che richiede una pianificazione molto attenta. AWS ha attualmente 114 “zone di disponibilità” e prevede di aprirne altre 12, per coprire 36 regioni e servire 245 paesi e territori. Tuttavia, il numero esatto di data center non viene reso pubblico.
Altri grandi player del settore, come Meta (Facebook), Google, Oracle, e soprattutto Nvidia, sono ancora molto attivi nella costruzione di data center. Ad esempio, c’è il progetto Stargate, un piano colossale da cinquecento miliardi di dollari per realizzare infrastrutture dedicate all’intelligenza artificiale. Coinvolge aziende come OpenAI, SoftBank, Oracle, MGX e altre realtà tecnologiche. Anche Apple ha in programma di espandere la propria rete di data center nei prossimi quattro anni.
L’impennata nella costruzione di data center è dovuta alla fortissima crescita dell’intelligenza artificiale, dei servizi cloud e della digitalizzazione in generale. Strumenti come ChatGPT richiedono molta potenza di calcolo e spazio per archiviare i dati, quindi servono sempre più strutture adeguate. Secondo un rapporto della società JLL, la capacità globale dei data center crescerà del 15% all’anno fino al 2027. Ma non sarà comunque sufficiente a soddisfare tutta la domanda.
JLL afferma che mai come ora si stanno costruendo tanti data center, e che questa tendenza continuerà nel 2025, spinta proprio dall’IA.
La Cina è un esempio di cosa può succedere quando la crescita non è ben pianificata. Dopo il boom di ChatGPT nel 2022, anche lì sono partiti centinaia di progetti di data center. Solo nel 2023 e 2024 ne sono stati annunciati oltre 500, con almeno 150 già attivi. Tuttavia, secondo il MIT Technology Review, molti sono stati costruiti in fretta e senza rispettare gli standard, con il risultato che molte aziende non riescono più a sostenere i costi e rischiano il fallimento.