Una torre solare avveniristica nel deserto cinese sta attirando l’attenzione globale. Alta oltre duecentosessanta metri e circondata da dodici mila specchi, questa struttura produce energia rinnovabile anche di notte. È l’ultima scommessa della Cina per rafforzare la sua leadership nella transizione ecologica.
Una tecnologia che immagazzina il sole
La nuova torre si basa sulla tecnologia CSP, acronimo di Concentrated Solar Power, ovvero potenza solare a concentrazione. A differenza del fotovoltaico, che trasforma direttamente la luce solare in elettricità, il CSP sfrutta il calore del sole. Gli eliostati, specchi motorizzati in grado di seguire il movimento del sole, riflettono i raggi verso un ricevitore in cima alla torre. Lì il calore viene assorbito da una miscela di sali fusi, capaci di raggiungere temperature intorno ai 565°C.
Il fluido termico così riscaldato viene poi utilizzato per generare vapore ad alta pressione, che mette in moto una turbina collegata a un generatore elettrico. Questo consente di produrre elettricità in modo continuo, anche dopo il tramonto. Infatti, i sali fusi fungono da sistema di accumulo termico, trattenendo calore per diverse ore. Secondo le informazioni diffuse dal gestore dell’impianto, la torre è in grado di produrre elettricità per circa tredici ore senza bisogno di luce solare diretta. È proprio questo accumulo che rappresenta il punto di forza della tecnologia CSP: garantire stabilità e continuità nella produzione di energia rinnovabile.
Impatto energetico e ambientale: un nuovo modello di sostenibilità
L’impianto è stato costruito nella provincia del Gansu, in un’area desertica con alta esposizione solare. Si stima che la torre produca oltre un miliardo di kWh all’anno, un quantitativo sufficiente ad alimentare centocinquanta mila abitazioni. Il beneficio ambientale è duplice: da un lato si evita il ricorso a combustibili fossili, dall’altro si riducono le emissioni di CO₂, contribuendo concretamente alla lotta contro il cambiamento climatico.
Questo tipo di tecnologia ha anche un impatto positivo sull’indipendenza energetica delle aree remote. Le centrali CSP, infatti, non necessitano di connessioni continue a grandi reti elettriche e possono essere utilizzate in zone isolate o desertiche, come dimostra il caso cinese. A differenza delle centrali a carbone, ancora molto diffuse nel Paese, queste strutture non generano inquinanti atmosferici come polveri sottili o ossidi di azoto. Inoltre, la presenza della torre nel Gansu ha contribuito a generare occupazione locale, con centinaia di posti di lavoro tra costruzione, manutenzione e gestione operativa dell’impianto.
La Cina accelera verso la transizione energetica
Negli ultimi anni, la Cina ha intensificato gli investimenti nelle fonti rinnovabili. È oggi il primo produttore mondiale di pannelli solari e uno dei principali attori nel settore eolico. L’apertura della torre CSP nel deserto rappresenta un ulteriore tassello nella strategia nazionale per raggiungere il picco delle emissioni entro il 2030 e la neutralità carbonica entro il 2060.
Il Paese asiatico ha capito che la diversificazione tecnologica è la chiave per una transizione energetica efficace. Il fotovoltaico è fondamentale, ma da solo non basta: è intermittente, dipende dal meteo e non garantisce continuità di approvvigionamento. Le centrali a concentrazione, invece, sono in grado di fornire elettricità in modo programmabile, integrandosi perfettamente con altre fonti. Secondo le autorità cinesi, l’esperienza nel Gansu sarà replicata in altre province desertiche, con nuovi impianti CSP già in fase di progettazione o costruzione.
A livello globale, questa accelerazione potrebbe spingere altri Paesi a esplorare più seriamente la tecnologia CSP, finora rimasta in secondo piano rispetto al fotovoltaico. Il vantaggio competitivo della Cina non è solo tecnologico, ma anche industriale: ha sviluppato una filiera interna per la produzione degli eliostati, dei sali fusi e dei sistemi di controllo, riducendo costi e tempi di realizzazione.
Un faro sul futuro delle rinnovabili
La torre con dodici mila specchi rappresenta molto più di un record ingegneristico. È il simbolo di una visione a lungo termine, in cui innovazione e sostenibilità si fondono per rispondere a una delle sfide cruciali del nostro tempo: produrre energia pulita in modo affidabile. Se la tecnologia CSP sarà supportata da politiche pubbliche, incentivi mirati e collaborazione tra Stati, potrà affermarsi come una delle soluzioni più promettenti per la decarbonizzazione dell’economia.
Il futuro dell’energia non dipenderà da una sola tecnologia, ma dalla capacità di integrare diverse fonti in modo intelligente. La torre solare cinese dimostra che è possibile immagazzinare il sole e trasformarlo in elettricità quando serve, superando i limiti dell’intermittenza. È un messaggio forte per tutta la comunità internazionale: la transizione è possibile, a patto che si abbia il coraggio di investire in soluzioni avanzate, anche quando sembrano fuori scala.
Fonte: https://www.prontobolletta.it/news/torre-solare-cina/