Mario Draghi è intervenuto al Parlamento europeo (Bruxelles), in occasione della European Parliamentary Week, sottolineando come l’Unione europea sia particolarmente aperta al commercio internazionale. Durante il suo discorso, l’ex premier ha anche specificato i limiti del modello di espansione export-oriented privilegiato dall’Unione nel corso dei decenni, come si legge su liberoquotidiano.it.
Chiamato da Ursula von der Leyen a stilare il rapporto sulla competitività che è diventato il punto di riferimento del programma quinquennale della nuova Commissione. Il rapporto curato da Mario Draghi “stimava che un aumento della produttività totale dei fattori di appena il 2% nei prossimi dieci anni ridurrebbe di un terzo i costi fiscali per i governi legati al finanziamento degli investimenti necessari. Nello stesso tempo, l’eliminazione delle barriere interne aumenterà i moltiplicatori fiscali di questi investimenti. Esistono prove concrete del fatto che i moltiplicatori fiscali diminuiscono con l’apertura commerciale, poiché parte dell’impulso di bilancio sarà soddisfatto da maggiori importazioni“.
“L’economia europea – ha proseguito l’ex presidente della Banca centrale europea – è molto aperta al commercio, più del doppio del livello degli Stati Uniti, il che è un sintomo dei nostri elevate dazi interni. Con l’espansione del nostro mercato interno effettivamente limitata, le aziende dell’Ue hanno cercato opportunità di crescita all’estero, mentre le importazioni sono diventate relativamente più attraenti con la caduta dei dazi esterni. Ma se dovessimo abbassare queste barriere interne, vedremmo un ampio reindirizzamento della domanda verso il nostro mercato. Allora – conclude – l’apertura commerciale diminuirebbe naturalmente e la politica fiscale diventerebbe proporzionalmente più potente“.
Tuttavia, Draghi lancia l’allarme sul futuro dell’Ue. Dalla pubblicazione del rapporto, infatti, i cambiamenti sono stati in linea con le tendenze delineate; al tempo stesso, “il senso di urgenza di intraprendere il cambiamento radicale auspicato dal rapporto è diventato ancora più forte“, ha spiegato Draghi.
Tra i vari punti toccati, infine, Draghi ha messo in evidenza il fatto che l’Unione europea debba cercare di tornare a essere invitante per le aziende, in particolare dal momento che gli Stati Uniti si spostano su un protezionismo sempre più convinto e la concorrenza delle grandi potenze che vantano produzioni a basso costo.
“Un primo importante passo per evitare situazioni del genere è quello di ridurre i prezzi dell’energia, questo è diventato imperativo non solo per le industrie tradizionali, ma anche per le tecnologie avanzate. La decarbonizzazione può essere sostenibile solo se i suoi benefici vengono anticipati”