La ricerca, svolta dall’Osservatorio “Sguardi familiari” di Nomisma, mostra che le famiglie soffrono a causa dei redditi insufficienti per sei sei italiani su dieci, a cui si somma la continua perdita del potere di acquisto e la necessità di ricorrere al welfare familiare: una famiglia su sei ha responsabilità di cura verso familiari non autosufficienti e solo una su dieci è in grado di affrontare, economicamente, la nascita di un figlio.
Le retribuzioni nazionali relative al periodo 2013–2023 sono cresciute del 16% rispetto al 30,8% della media europea e il potere di acquisto è sceso del 4,5%, mentre la cassa integrazione è cresciuta del 23% nei primi tre trimestri 2024.
Rispetto agli altri Paesi europei, anche la crescita dell’occupazione e una congiuntura economica, buona seppur non ottimale, con un’inflazione sotto il 2%, sembrano sufficienti per creare benessere e sicurezza nelle famiglie.
Lo studio di Nomisma evidenzia che su oltre ventisei milioni di famiglie italiane, circa il 15% ritiene il proprio reddito insufficiente e oltre il 44% appena sufficiente per arrivare a fine mese, con la necessità di effettuare rinunce importanti. La metà di queste sono relative a spese mediche, poco meno di un terzo per l’istruzione, fin oltre l’80% per il tempo libero.
Quanto emerge dimostra come non siano solo i consumi considerati voluttuari a venire tagliati: quando si arriva a comprimere le spese per la propria salute o per l’istruzione dei figli, quando la sostenibilità finanziaria della quotidiana è così fragile che verrebbe compromessa da una nascita, risulta evidente la situazione di vulnerabilità, denunciata soprattutto da alcune categorie familiari.
Le classi di età presentano forti differenze a livello occupazionale: gli under 45 sono quelli a maggior rischio che, spesso, devono ricorrere al sostegno della rete familiare, gli adulti soli (45-69 anni) hanno gravi problematiche di vissuto personale (divorzi, separazioni) e economico, gli anziani che vivono da soli (over 70) sono quelli che, in maggioranza, ritengono il proprio reddito sufficiente.
Non a caso, malgrado gli indicatori positivi del mercato del lavoro, ben il 42% delle famiglie ritiene che la propria condizione economica sia peggiorata negli ultimi dodici mesi (nettamente peggiorata per l’11%), mentre solo l’8% ritiene sia migliorata. Situazione ancora più grave per le famiglie che hanno cura dei propri anziani non autosufficienti o hanno figli piccoli.
Altri elementi, messi in evidenza dalla ricerca, sono le difficoltà di conciliare vita-lavoro, il ruolo di supplenza della Caritas, la scarsa attrazione e attaccamento al lavoro, le nuove solitudini, mentre circa un quarto delle famiglie vede un capacità di supporto nelle banche.
Il fatto, forse, più, grave è la mancanza di una prospettiva positiva, prevalendo la paura per il futuro.
Di Fabio Picciolini