L’analisi dei dati e la reportistica (78%), l’automazione di compiti ripetitivi (74%), l’assistenza clienti come, ad esempio, i chatbot o i call center automatizzati (72%) risultano essere i principali ambiti di utilizzo dell’Intelligenza Artificiale. È quanto emerge dalla ricerca sull’impatto e la fiducia nell’IA condotta da InfoCert (Gruppo Tinexta), tra le più importanti autorità di certificazione europea, e Unguess, piattaforma di crowdsourcing, su un panel composto da 700 intervistati (47% decision maker e 53% altri ruoli non decisionali). Seppure in misura minore si fa ricorso all’Intelligenza Artificiale anche per le attività di marketing e la personalizzazione delle offerte (43%), la ricerca e sviluppo di nuovi prodotti (37%), la sicurezza informatica (37%) e il supporto decisionale (33%). È ancora poco utilizzata per la gestione delle risorse umane (17%), la gestione della supply chain e la logistica (11%).
L’area in cui si prevede una maggiore integrazione dell’IA è la gestione operativa (58%) seguita da innovazione di prodotto/servizio (40%), supporto alle decisioni (37%) e relazione con i clienti (33%).
“L’integrazione dell’IA nelle operazioni aziendali e nell’innovazione di prodotto/servizio appare promettente – ha dichiarato Igor Marcolongo Director Business Evolution di InfoCert – Rimangono le preoccupazioni legate alla privacy, alla sicurezza dei dati e alla perdita di posti di lavoro. È fondamentale, dunque, che l’introduzione dell’IA sia accompagnata da normative chiare e dalla formazione dei dipendenti, per garantire un utilizzo responsabile e sicuro di queste tecnologie. La ricerca che abbiamo condotto in sinergia con Unguess, evidenzia, infatti, come la strada verso una piena fiducia nell’IA sia ancora lunga, ma anche perché come sia fondamentale un approccio equilibrato tra innovazione, controllo e responsabilità. A tal proposito, – conclude Marcolongo – InfoCert si impegna da sempre a garantire la massima affidabilità nei processi digitali, integrando l’IA con il Digital Trust e le soluzioni di cyber security per creare un ecosistema sicuro e protetto in cui operare“.
Rispetto all’impatto sul carico del lavoro e sulla produttività: più della metà dei rispondenti sostiene che l’IA non abbia modificato il proprio carico di lavoro. Soltanto il 21% circa dei decision maker, infatti, ritiene che l’IA lo abbia ridotto, contro il 17% dei ruoli non decisionali. Chi rileva un cambiamento nel proprio carico di lavoro trova che l’impatto dell’IA sulla produttività sia stato positivo quasi nel 90% dei casi.
In generale, il panel degli intervistati ha espresso una valutazione media piuttosto bassa per quanto riguarda il miglioramento della propria efficienza sul lavoro grazie all’Intelligenza Artificiale. È possibile notare, infatti, come soltanto il 15% circa dei giudizi espressi sia positivo.
Analogamente c’è diffidenza sulla qualità del lavoro svolto dall’IA: la votazione media espressa dagli intervistati è piuttosto bassa. Più della metà dei voti si distribuisce, infatti, su giudizi intermedi e circa il 40% degli utenti esprime con una votazione negativa.
Rispetto agli errori e alle esperienze negative nell’utilizzo degli strumenti IA emergono, in particolare, la scarsa qualità e accuratezza delle risposte specie con strumenti gratuiti. Molti utenti riportano, infatti, che le risposte dell’IA sono spesso sbagliate o non aggiornate, specialmente in ambiti tecnici o specifici come ad esempio programmazione, legale, statistica. Secondo gli intervistati a volte l’Intelligenza Artificiale inventa i contenuti, citando ad esempio articoli scientifici inesistenti, oppure generando a volte immagini poco coerenti. È stata riscontrata anche una difficoltà da parte dell’IA nel comprendere le richieste.
Gli utenti segnalano che, per ottenere buoni risultati, è necessario investire tempo nel perfezionare la formulazione delle domande e, in generale, avere una corretta conoscenza sull’utilizzo dell’IA. Gli intervistati hanno riscontrato, inoltre, anche errori nella programmazione: spesso codici generati dall’IA contengono bug, sono obsoleti o non funzionanti. Non mancano problemi legati a fuga di dati, sicurezza e gestione impropria dei dati.
“Questa ricerca sottolinea come l’Intelligenza Artificiale sia ormai un elemento centrale per migliorare efficienza e innovazione nelle aziende, ma evidenzia anche la necessità di un approccio consapevole e bilanciato. È fondamentale che le aziende non siano solo in grado di sfruttare il potenziale dell’IA, ma anche di garantire trasparenza, sicurezza e affidabilità, ponendo sempre al centro le persone e le loro esigenze. Per sfruttare al meglio le opportunità offerta dall’IA è fondamentale investire nella formazione, sviluppare politiche che mitighino gli impatti negativi e promuovere un dibattito aperto sulle implicazioni sociali ed etiche di questa tecnologia trasformatrice che si pone l’obiettivo di ridefinire il mondo del lavoro”, ha dichiarato Laura Villa, Marketing Lead di Unguess.
Il livello di preoccupazione riguardo all’impatto dell’IA sul lavoro non è molto alto: una votazione media di 3,4 su 7 con giudizi distribuiti perlopiù su votazioni negative. La gestione della privacy e dei propri dati personali nell’uso dell’IA in azienda è un tema che preoccupa altrettanto gli utenti del panel con votazione media piuttosto bassa (4 su 7). I motivi principali di preoccupazione risultano essere soprattutto la riduzione del controllo umano, la privacy e la sicurezza dei dati e la perdita dei posti di lavoro.