Uno dei progetti dell’Unione europea consiste nel Portafoglio Digitale Europeo. Lo scopo è quello di fornire a tutti i cittadini, oltre che alle imprese, un’identità digitale sicura e interoperabile all’interno dell’Ue. Un’operazione che, a causa di disaccordi tra gli Stati membri riguardo le specifiche tecniche e le modalità operative, sta subendo notevoli ritardi.
Nei mesi scorsi, infatti, la Commissione europea ha diffuso una bozza degli atti di esecuzione di EUDI Wallet, aperta al feedback pubblico. Germania, Francia, Paesi Bassi e Spagna hanno però presentato una proposta alternativa per evidenziare l’importanza della privacy e dell’interoperabilità.
Ma quali sono i problemi? Una delle cause principali di questi ritardi riguarda l’assenza di norme di certificazione ben definite, rendendo complessa la definizione di un quadro standardizzato del Wallet. La capacità di aggiornare in modo rapido e sicuro le componenti del portafoglio, senza dover affrontare lunghe procedure di ri-certificazione è essenziale per garantire la fiducia degli utenti e il rispetto delle normative europee.
Nonostante queste difficoltà, l’Ue prevede che ogni cittadino possa accedere al Portafoglio EUDI entro il 2026. Tuttavia, il rispetto di questa scadenza dipenderà dalla risoluzione delle controversie tecniche e dall’assicurare che il sistema sia accettato e utilizzabile da tutti gli Stati membri.