Approvata dagli Stati membri Ue la direttiva per potenziare le condizioni dei lavoratori nelle piattaforme digitali, come i rider, garantendo la trasparenza nell’uso degli algoritmi. All’Italia, adesso, toccherà applicarsi per assicurare pieni diritti e migliori rapporti lavorativi.
Il Consiglio Ue Ambiente di Lussemburgo ha confermato l’accordo raggiunto lo scorso 11 marzo con i Paesi membri (ad astenersi solamente la Germania) sulle nuove norme per migliorare le condizioni delle persone che lavorano per le piattaforme online, regolando per la prima volta l’uso dei sistemi di algoritmi sul posto di lavoro.
La direttiva europea sul lavoro nelle piattaforme renderà più trasparente l’uso degli algoritmi nella gestione delle risorse umane, garantendo che i sistemi automatizzati siano monitorati da personale qualificato e che i lavoratori abbiano il diritto di contestare le decisioni automatizzate.
Il Consiglio annuncia che la direttiva sarà ora firmata dal Consiglio e dal Parlamento europeo ed entrerà in vigore dopo la pubblicazione nella Gazzetta ufficiale dell’Ue. Gli Stati membri avranno, quindi, due anni di tempo per adeguare il diritto interno alle nuove regole comunitarie.
Questa direttiva servirà a determinare correttamente lo status occupazionale delle persone che lavorano per le piattaforme, consentendo loro di beneficiare di tutti i diritti del lavoro. Gli Stati membri stabiliranno nei loro ordinamenti giuridici una presunzione legale di occupazione, che scatterà quando si riscontreranno determinati fatti che indicano controllo e direzione.
Nel dettaglio, il provvedimento obbliga i Paesi Ue a introdurre una presunzione di rapporto di lavoro subordinato (rispetto al lavoro autonomo) quando sono presenti fatti che indicano il controllo e la direzione, conformemente al diritto nazionale e ai contratti collettivi, e tenendo conto della giurisprudenza dell’Ue.
Questa presunzione legale confutabile del rapporto di lavoro deve avere il fine di correggere lo squilibrio di potere tra la piattaforma di lavoro digitale e la persona che vi svolge il lavoro e di aiutare il lavoratore a beneficiare della presunzione. L’onere della prova spetterà alla piattaforma, che dovrà dimostrare che non esiste un rapporto di lavoro.
In merito alla trasparenza degli algoritmi, le nuove norme garantiscono che una persona che esegue un lavoro su piattaforma non possa essere allontanata o licenziata sulla base di una decisione presa da un algoritmo o da un sistema decisionale automatizzato. Le piattaforme dovranno invece garantire il controllo umano su decisioni importanti che incidono direttamente sulle persone che svolgono un lavoro tramite piattaforme digitali.
Infine, la direttiva introduce norme che proteggono i dati dei lavoratori delle piattaforme digitali in modo più solido. Alle piattaforme di lavoro digitali sarà vietato elaborare determinati tipi di dati personali, come i dati sullo stato emotivo o psicologico e le convinzioni personali dei lavoratori.