Conoscenza ed uso dell’intelligenza artificiale, tecnologia applicata all’agroalimentare, pagamenti digitali, sono stati questi i temi affrontati dall’indagine di Adiconsum, commissionata all’Istituto Piepoli, nell’ambito del progetto “DICO Sì-Diritti Consapevolezza Opportunità Strumenti Inclusione”, finanziato dal Ministero delle Imprese e del Made in Italy (D. M. 6/5/2022 art. 5).
La ricerca è stata condotta su un campione rappresentativo di 1.000 persone dai 18 anni in su, segmentato per sesso ed età. La presentazione, affidata a Livio Gigliuto, Presidente dell’Istituto Piepoli, ha messo in evidenza su questi temi un gap generazionale che riflette un Paese spaccato a metà.
- Tra i risultati più significativi sull’intelligenza artificiale, oltre alla conoscenza dell’IA che è comune a tutte le fasce d’età, lo spaccato si evidenzia quando si affronta il ruolo dell’IA nella propria vita e nel misurare un miglioramento o peggioramento della vita dei cittadini-consumatori in generale; tutti d’accordo invece sul fatto che le aziende che usano l’IA devono dichiararlo e indicare le modalità di utilizzo. A sorpresa, invece, il dato comune a tutte le fasce d’età sull’ingerenza dell’IA sulla propria privacy. C’è preoccupazione sì, ma non è predominante.
- Tra i risultati più significativi sulla tecnologia applicata all’agroalimentare, in merito al ruolo svolto dalle innovazioni tecnologiche e ai riflessi di tali applicazioni in termini di miglioramento della produzione e della qualità dei prodotti, anche in questo caso le fasce d’età più giovani ritengono che ci sia un miglioramento, diversamente da quanto esprimono le fasce successive già da quella 55-64 anni. Risultati più trasversali si trovano in merito ai riflessi della tecnologia e dell’IA sulla sostenibilità: in questo caso, infatti, nonostante il 54% ritenga che possano essere d’aiuto, il dato poco/nulla non è appannaggio solo della fascia over 64 (42%), ma anche delle fasce 25-34 e 55-64. Uniformità dei giudizi in tutte le fasce d’età anche relativamente alla questione della difesa del pianeta attraverso forme di agricoltura alternativa allo sfruttamento del terreno: la maggior parte non si sono espresse né positivamente né negativamente. Sui riflessi positivi in termini di miglioramento della qualità e sostenibilità ambientale dell’uso delle nuove tecnologie, ma senza il ricorso alla manipolazione genetica, il 54% si è dichiarato molto/abbastanza d’accordo, ma anche qui pesa il giudizio poco/nulla d’accordo espresso non solo tra gli over 64enni, ma anche tra le fasce 25-34 e 55-64 anni di età.
- Tra i risultati più significativi sui pagamenti digitali, è emerso un aumento del loro uso, anche se un 10% dichiara di usare i contanti; in merito alle motivazioni sul loro uso/non uso, in controtendenza la fascia 25-34 che dichiara di non usarli perché non si fida.
Carlo De Masi, Presidente di Adiconsum nazionale ha concluso i lavori, focalizzando l’attenzione su tre questioni fondamentali: alfabetizzazione digitale di tutti i cittadini-consumatori, promozione all’utilizzo corretto delle tecnologie digitali e tutela ex ante per prevenire tutte le possibili deviazioni a danno dei consumatori. L’intelligenza artificiale rappresenta una grande opportunità per il futuro, ma l’entusiasmo per le sue potenzialità non deve farci dimenticare l’etica o, come afferma Papa Francesco, l’elemento umano e, soprattutto, i decenni di lotte per i diritti, per la democrazia, per un mercato sano e concorrenziale, per la sicurezza e la tutela dei dati personali, per la protezione dei cittadini vulnerabili oppure discriminati.
Gli interventi dei relatori
Luca Raffaele, Direttore generale di NeXt Nuova Economia e CEO/Founder di Gioosto: Il digitale non è fare un qualcosa in più, ma un cambio di paradigma nel nostro modo di fare. La scarsa consapevolezza del digitale nella fascia di età più alta della popolazione emersa dall’indagine Adiconsum deriva dalla mancata misurazione dei suoi benefici. È arrivato il momento di dare contezza dei vantaggi e dei miglioramenti che il digitale può portare nella vita di tutti i giorni.
Chiara Corbo, Direttrice dell’Osservatorio Smart Agrifood del Politecnico di Milano e dell’Università di Brescia: Come Osservatorio studiamo l’ impatto del digitale lungo la filiera agroalimentare. Tante sono le tecnologie digitali che apportano benefici nell’agrifood sulla sostenibilità ambientale e sociale, ma senza anche la sostenibilità economica per le aziende non c’è futuro.
Davide Franzoni, Milk Quality manager Gruppo Lactalis Italia: La raccolta e la gestione dei dati provenienti dagli imprenditori agricoli sono fondamentali per migliorare le capacità produttive. Il miglioramento della produzione significa fare la scelta giusta al momento giusto. Oggi tutto questo è possibile grazie all’intelligenza artificiale che può essere definita come una “democrazia del dato”. Il consumatore chiede trasparenza e tracciabilità dei prodotti e quindi c’è bisogno di più dati possibili.
Giuseppe Iacono, esperto di competenze digitali ed autore del libro “Le sfide della società onlife”, coordinatore dell’iniziativa Repubblica Digitale del Dipartimento per la trasformazione digitale: Da alcuni dati dell’indagine Adiconsum emerge la realtà di un Paese di 24 milioni di persone tra i 16 e i 74 anni che non hanno le competenze digitali di base (di cui 18 milioni, nonostante tutto, sono utenti internet), e questo perché nel nostro Paese manca un sistema di apprendimento permanente. Se non metteremo al centro delle politiche le competenze, ci ritroveremo a subire, e non a governare, come invece dovremmo fare, l’evoluzione tecnologica e la trasformazione che ne consegue e perderemmo una grande opportunità.
Maurizio Pimpinella, Presidente di A.P.S.P.: Pagamenti e tecnologie sono due mondi che devono unirsi, perché sono completamente scollati. Serve un upgrade della scuola e delle competenze, perché, se è vero che i giovani d’oggi nascono nativi digitali, è anche vero che non hanno una grande consapevolezza del digitale. Non c’è economia digitale se non c’è un pagamento. Conoscere i sistemi di pagamento significa risparmiare. Per farli conoscere serve un percorso congiunto tra esperti e Associazioni Consumatori, come Adiconsum, di alfabetizzazione dei giovani e una politica che investa per essere in grado di competere in un futuro molto prossimo.
Claudio Bardazzi, Responsabile Osservatorio Findomestic: In merito ai consumi delle famiglie italiane, emerge una situazione di stallo. Le intenzioni di acquisto a tre mesi sono in costante calo. Il rinvio degli acquisti è predominante anche tra coloro che hanno disponibilità economica. Per sbloccare tale situazione serve una comunicazione pragmatica delle aziende, una comunicazione che illustri i vantaggi concreti dell’acquisto dei prodotti in termini di risparmio e di utilità.