Nell’attuale “contesto globale di frammentazione geopolitica ed economica, in cui le opportunità e i rischi connessi con il cambiamento climatico, le nuove tecnologie, la demografia e le migrazioni, l’esigenza di preservare la pace, richiedono azioni congiunte a livello internazionale”. Secondo Fabio Panetta, Governatore della Banca d’Italia, l’esigenza di cooperare è uno degli insegnamenti che ci ha lasciato Luigi Einaudi che “al mito della sovranità assoluta” contrapponeva “la necessità della cooperazione imposta dalla crescente interdipendenza”. Einaudi si riferiva con preveggenza alla nascita “di una federazione a cui gli Stati membri conferiscono, nel loro interesse, poteri vincolanti”.
L’occasione per ricordare Einaudi è la prolusione di Panetta letta al convegno che apre le celebrazioni per i 150 anni dalla nascita dell’economista piemontese. Einaudi, aggiunge Panetta, “avrebbe probabilmente sostenuto il progetto di Unione economica e monetaria. Lo stesso Manifesto di Ventotene che ha segnato la strada verso l’integrazione europea fu anche ispirato, secondo il suo primo estensore Altiero Spinelli, dagli scritti di Einaudi – in particolare, dalle lettere pubblicate con lo pseudonimo di Junius sul ‘Corriere della sera’ a ridosso della fine del primo conflitto mondiale”.
Il lascito di Einaudi è importante anche per la Banca d’Italia. Uno dei suoi insegnamenti, “conoscere per deliberare”, ancora oggi è il principio “che pervade le Considerazioni finali e che ne ispira la scrittura”.
La figura di Einaudi, in apertura di convegno, viene sottolineata anche da Giuseppe Vegas, che guida il comitato nazionale per i 150 anni dalla nascita di Einaudi. Secondo Vegas, “Einaudi ci ha insegnato il metodo morale e intellettuale per superare le moderne temperie”.