I giovani il risparmio “non possono permetterselo”. Francesco Profumo, presidente dell’Acri, alla Giornata Mondiale del Risparmio mette in luce un’evidenza dell’indagine Acri-Ispos: tra i giovani occupati di 18-30 anni la quota dei sottoscrittori di strumenti di previdenza integrativa è inferiore alla media (17%), pur a fronte di un elevato interesse in merito: il 64% è molto propenso, ma non riesce a permetterselo. E’ lo stesso motivo che li tiene lontani dalla previdenza integrativa: l’incapacità di riuscire a mettere qualcosa da parte. “E’ probabile che prevedere l’introduzione di trattamenti fiscali agevolati potrebbe incentivare l’adesione degli under35 a forme di previdenza complementare o forme di risparmio a lungo termine”. Il problema di fondo, nota Profumo è che il livello dei salari in Italia è fermo ormai da oltre trent’anni e l’Ocse stima che, rispetto agli anni pre-pandemia, il loro valore reale sia di fatto calato del 7,5%4. Abbiamo iniziato perfino a sentire parlare di ‘lavoro povero’, ovvero di soglie di retribuzione tali da non garantire nemmeno una vita dignitosa”. Sulle prospettive delle giovani generazioni pesa come un macigno il fardello del servizio del debito pubblico che ci costa più di quanto il Paese spende per l’istruzione.
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