di Maurizio Pimpinella
Anche nel settore del welfare, l’innovazione digitale ha portato un contributo significativo. Ad esempio, nel welfare pubblico, l’utilizzo di tecnologie come la telemedicina ha permesso di migliorare l’accesso ai servizi sanitari, soprattutto nelle aree rurali e periferiche. Secondo l’Osservatorio Innovazione Digitale nel Welfare, nel 2022, il 64% delle regioni italiane utilizza la telemedicina per la gestione delle patologie croniche, mentre il 56% la utilizza per le visite specialistiche. Inoltre, l’utilizzo di applicazioni e piattaforme digitali ha semplificato l’erogazione di servizi sociali, come l’assegnazione di sussidi e la gestione dei centri di accoglienza per rifugiati e richiedenti asilo. La Telemedicina è entrata nell’agenda pubblica e a questa è stato dedicato 1 miliardo di euro di risorse all’interno del PNRR, e nella quotidianità dei medici, fra i quali la percentuale di utilizzo è passata da poco più del 10% pre-Covid a oltre il 30% durante la crisi sanitaria per la maggior parte delle applicazioni.
Lo scenario in netto miglioramento rispetto al passato, tuttavia, non deve illudere di aver raggiunto risultati soddisfacenti in tale ambito, anzi. Il cambiamento imposto dalla digitalizzazione e il carattere universale del servizio e dell’assistenza ai cittadini (sancito tra l’altro dall’articolo 32 della Costituzione) impongono uno sforzo ancora maggiore in termini di inclusione affinchè, soprattutto le categorie più fragili della popolazione, siano tutelate.
Nel welfare aziendale, l’utilizzo delle tecnologie digitali ha consentito alle aziende di offrire ai propri dipendenti servizi più personalizzati e flessibili, migliorando il benessere e la qualità della vita dei lavoratori. Secondo il Rapporto Welfare Index PMI 2022, oltre il 68% delle PMI italiane ha superato il livello minimo di servizi di welfare digitale per i propri dipendenti, come ad esempio i buoni pasto elettronici e l’assistenza sanitaria online. Inoltre, l’utilizzo di strumenti digitali ha semplificato la gestione delle pratiche amministrative, riducendo i tempi e i costi di gestione. Nel 2021 l’utile delle Pmi con livello elevato è risultato essere il doppio rispetto a quelle con un livello base (6,7% contro 3,7%). Lo studio ha dimostrato che in quelle aziende in cui è stato incentivato un programma di welfare che ha raggiunto livelli più evoluti si sono raggiunte anche performance di produttività maggiore, ben oltre la media, con una ripresa postpandemica più veloce e una maggiore resilienza in genere.