Alla fine, è arrivata anche quella che suona essere una ammissione colpa. Meta ha infatti accettato di pagare 725 milioni di dollari per risolvere la pendenza relativa al Cambridge Analytica.
L’accordo proposto porrebbe fine alla battaglia legale iniziata quattro anni fa, poco dopo che la società ha rivelato che le informazioni private di ben 87 milioni di utenti di Facebook sono state ottenute da Cambridge Analytica, una società di analisi dei dati. La fuga di dati ha scatenato un intenso scandalo internazionale per Facebook, attirando il controllo delle autorità di regolamentazione su entrambe le sponde dell’Atlantico.
La causa ha comportato l’ottenimento di milioni di pagine di documenti da Facebook e altre parti correlate e centinaia di ore di deposizioni, tra cui dozzine di dipendenti attuali ed ex di Facebook.
Gli utenti che si sono accordati con Facebook hanno definito l’accordo “il più grande recupero mai raggiunto in un’azione collettiva sulla privacy dei dati e il massimo che Facebook abbia mai pagato per risolvere un’azione collettiva privata”. L’accordo è in attesa di approvazione da parte di un giudice, che ascolterà la mozione a marzo. Meta non ha ammesso illeciti come parte dell’accordo. Nella mozione per approvare l’accordo, gli utenti che hanno intentato la causa hanno indicato i cambiamenti che Facebook ha apportato sulla scia della violazione di Cambridge Analytica, inclusa la limitazione dell’accesso di terze parti ai dati degli utenti e il miglioramento delle comunicazioni agli utenti su come i loro dati vengono raccolti e condiviso. Lo scandalo ha provocato una protesta globale che ha portato a udienze, un tour di scuse da parte di Zuckerberg e varie modifiche alla piattaforma. Facebook ha concordato nel 2019 un accordo sulla privacy da 5 miliardi di dollari con la Federal Trade Commission degli Stati Uniti per la violazione della privacy e un accordo da 100 milioni di dollari con la Securities and Exchange Commission degli Stati Uniti per le affermazioni di aver ingannato gli investitori sui rischi di uso improprio dei dati degli utenti.
In attesa di vedere le ultime battute di questa vicenda, è stata posta una pietra fondamentale che chiude uno dei contenziosi più grandi e famosi dell’epoca digitale.