di Maurizio Pimpinella
Nel tradizionale messaggio di fine anno, il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha affrontato il cruciale tema dell’impatto della trasformazione digitale sulle nostre vite. Tale riferimento, nell’ambito di un discorso più ampio e ricco di numerosi spunti, è stato un passaggio tutt’altro che banale, bensì la manifestazione corretta e puntuale dei tempi che cambiano affrontata con la consapevolezza e l’esperienza di un grande Uomo delle istituzioni che, però, tra le righe non ha evidenziato solo la necessità del cambiamento ma anche quella (per nulla banale) di rendere i cittadini partecipi di tale trasformazione.
In riferimento, infatti, alle tecnologie digitali e alla gestione dei dati, il Presidente Mattarella ha affermato che “possono consentire di superare arretratezze e divari, semplificare la vita dei cittadini e modernizzare la nostra società”, aggiungendo poi che “occorre compiere scelte adeguate, promuovendo una cultura digitale che garantisca le libertà dei cittadini”. Banalizzando, quindi, il digitale serve essenzialmente a migliorare la vita delle persone e non deve perciò essere visto come un “nemico”, un limite, un freno allo sviluppo ma anzi, proprio come rilevato dallo stesso Presidente Mattarella, uno strumento attraverso il quale superare le arretratezze e fungere da volano dello sviluppo per cittadini e imprese che contribuisce a modernizzare il Paese.
Condizione essenziale affinchè ciò avvenga è però che la trasformazione digitale sia “condivisa” dalle persone e che queste siano, appunto, parte integrante del cambiamento: purtroppo, ciò che ancora in buona parte manca al nostro Paese, tenendo conto del digital gap territoriale e generazionale che affligge ampi strati della popolazione. Citando l’ormai arcifamoso indice di digitalizzazione europeo DESI, tuttavia, di passi in avanti ce ne sono stati. L’Italia, infatti, in virtù degli evidenti progressi registrati negli ultimi anni, si colloca attualmente in 18° posizione su 27 stati membri. Non si tratta di un risultato positivo in assoluto ma va apprezzato il dato relativo, tenendo conto che non molto tempo fa ci trovavamo ben oltre la ventesima posizione. Gli stessi dati Eurostat relativi al 2021 hanno evidenziato il miglioramento nell’ambito delle competenze digitali, con incrementi generali del 10% dei valori nel biennio 2020-2021 e una riduzione del divario rispetto alla media UE. Tutto questo, però, non può ancora considerarsi sufficiente. Recenti rilevazioni ISTAT, infatti, denunciano che le imprese italiane scontano ancora un rilevante ritardo in termini di competenze digitali che grava sul loro livello di competitività per una percentuale del 26,1%. Si tratta di un dato che deve far riflettere anche senza demoralizzare riguardo gli evidenti miglioramenti che ci sono stati. Ciò che ora conta davvero fare è lavorare alla creazione di pratiche e meccanismi che favoriscano la diffusione delle competenze tali da rendere il digitale un vero alleato e un vantaggio tanto per le imprese quanto per i cittadini. Dal rapporto con la PA, alla prenotazione di una visita o di una spesa on-line, anche se spesso solo parzialmente, il digitale è già fortemente presente nella nostra vita quotidiana e ogni carenza nelle capacità di accedere a tali servizi crea un danno netto al singolo, isolandolo dal contesto socio economico nel quale vive. La verità è che non possiamo più permetterci di lasciare indietro nessuno e tra l’altro – al di là del pensiero personale di ciascuno – tale emarginazione di fatto degli individui cozza anche con i principi fondanti il digitale che tendono, anzi, ad abbattere barriere, a creare connessioni e a favorire la creazione di nuove opportunità attraverso la semplificazione. Pur difficoltosa, infatti, non bisogna mai scordare che la trasformazione digitale è un fenomeno sociale prima ancora che economico la cui tendenza è quella di limare le differenze tra le persone ristabilendo il più possibile il principio di uguaglianza.
Tornando al messaggio del Presidente Mattarella, questa, infine, potrebbe essere la chiave di lettura del suo messaggio quando fa riferimento al digitale come strumento di libertà. La promozione della cultura digitale, infatti, è essa stessa uno strumento di libertà e di uguaglianza tra i cittadini perseguibile però solo attraverso un vero percorso di alfabetizzazione che si fa esso stesso garante della libertà dei cittadini attraverso la conoscenza e le competenze che sono gli alleati più potenti di cui disponiamo.