Il mercato fintech italiano, ancorchè meno sviluppato se confrontato con gli ecosistemi di altri paesi come, vive tuttavia una fase di espansione molto importante, frutto da un lato della vera e propria implementazione della normativa sull’open banking e dall’altro alla comprensione in ambito B2B e B2C dei vantaggi che il fintech può avere. In tale contesto, quindi, e con un ritmo maggiore a partire proprio dal 2020 a cavallo dello scoppio della pandemia, stanno nascendo imprese che cerano di incontrare i trend economici e di pagamento e di soddisfare le conseguenti necessità del mercato prima ancora che divengano delle vere e proprie richieste.
Tra queste, vi è Jatapay una fintech giovane ma molto ambiziosa di cui oggi intervistiamo il CEO Erik Sogno.
Erik, nelle nostre interviste stiamo raccontando l’Italia attraverso il cambiamento delle abitudini di spesa dei suoi cittadini, cercando di dare anche uno spaccato della vita che si fa al di fuori dei nostro confini e nello spazio cibernetico. Jatapay, come si inserisce in questo contesto e quali sono gli strumenti digitali che predilige?
Jatapay è una software house che ha sviluppato una piattaforma che aiuta le aziende a gestire i pagamenti secondo i nuovi paradigmi e le interfacce che sono nate sull’onda della rivoluzione digitale. Quello che abbiamo pensato è stato di portare alle PMI e alle micro imprese gli strumenti innovativi e le nuove tecnologie che il mercato stava sviluppando avvicinando e dando la possibilità di usufruirne proprio in un contesto, quelle delle piccole aziende, che solitamente ha uno svantaggio competitivo nell’avvicinarsi alle tecnologie complesse. Quindi abbiamo puntato su uno strumento che potesse essere utilizzato da ogni supporto, dal PC classico allo smartphone, e che non necessitasse di installazione di modo da alleggerire l’impegno dell’impresa nell’utilizzo dello stesso e non costringendo il fruitore ad essere vincolato ad un supporto fisico sempre identico.
Qual è il vostro mercato di riferimento?
Sicuramente le PMI e le micro imprese perché il modello BNPL è molto vicino alle loro esigenze per target prodotto e target cliente. Non nascondo che nel tempo abbiamo visto avvicinarsi anche grandi realtà che hanno trovato il modello conveniente adottandolo per solo alcune particolari strategie di vendita o servizio e per l’estrema facilità con la quale la nostra piattaforma può essere integrata all’interno di qualsiasi altro software come CRM o ERP.
Diciamo spesso che l’Italia soffre, rispetto agli altri paesi di un gap di digitalizzazione. Questo è spesso più culturale che tecnico, il che contribuisce ad un livello basso e di competenze piuttosto ridotto. Nel corso di una delle prime conversazioni che hai fatto con la redazione di Arena Digitale avevi sottolineato il concetto di “gap culturale verso il basso”, consa significa esattamente?
La rivoluzione digitale si è manifestata facendo emergere due differenze molto evidenti. La prima riguardante il target generazionale, la seconda l’insieme delle conoscenze estremamente specifiche. Mi spiego meglio: la generazione degli anni 70 è stata la prima a vedere l’introduzione degli strumenti della digitalizzazione (i primi pc, i cellulari ecc…) e, per alcuni, è iniziato dolcemente un percorso di conoscenza e di utilizzo degli stessi. Le generazioni precedenti, solo in rarissimi casi hanno seguito il processo e per molti non è stato neanche preso in considerazione perché le abitudini non erano assolutamente in linea con i nuovi strumenti. All’altro estremo, abbiamo le nuove generazioni, i nativi digitali, che invece hanno un approccio naturale verso l’utilizzo della tecnologia. Purtroppo però il target generazionale di chi opera attivamente nel mondo del lavoro è più orientato verso le generazioni che sono state travolte dall’introduzione dei nuovi strumenti, il che rende il processo di avvicinamento alla cultura digital più lento e riguarda la maggior parte della popolazione attuale (il target della Signora Maria che ha il negozio di abbigliamento da più di 30 anni, per intenderci). Il secondo punto riguarda proprio le conoscenze che solitamente sono appannaggio di poche persone che lavorano nel settore e che hanno una conoscenza molto specialistica. Dal momento che il digital ha una velocità enorme rispetto a tutto quello che abbiamo visto cambiare nella storia, le conoscenze nel campo, per gli esperti, si sono sviluppate tantissimo rispetto alle conoscenze dell’uomo della strada. Questo è quello che intendo per “gap culturale verso il basso” ovvero la distanza che continua ad aumentare: e per ragioni generazionali e per conoscenze specifiche di chi opera nel settore. Questi due punti si traducono quindi in un allargamento della forbice tra la persona comune che deve usare delle interfacce e chi le progetta, spesso essendo sempre più distante dall’uomo della strada e dal suo modo di interpretare lo strumento digitale.
Il modello BNPL è ormai uno delle tipologie di pagamento preferite dagli italiani. Cosa lo differenzia però dal consueto credito al consumo, quali sono i numeri della sua crescita e in che modo Jatapay supporta il suo sviluppo?
BNPL e credito al consumo sono due modelli da non confondere. Sono due tipologie differenti che servono a soddisfare esigenze imprenditoriali e di consumo differenti. Mentre il credito al consumo ha una storia molto più antica e segue regole che sono nate ben prima dell’introduzione del digital il BNPL è nato contestualmente all’utilizzo dei nuovi strumenti. Il credito al consumo soddisfa necessità di acquisto più importanti ed è rivolto solo ad alcuni settori merceologici, il BNPL è più orizzontale e segue le logiche dell’imprenditore e solitamente è utilizzato per acquisti con target di prezzo più modesti. Il credito al consumo ha tempi di evasione mediamente più lunghi, scarica i costi sul consumatore e ha una temporalità ben definita. I BNPL invece è immediato, personalizzabile rispetto al piano temporale di pagamento e possono accedere tutti i clienti in possesso di una carta di credito o debito, senza avere costi aggiunti. Jatapay cerca di rivolgersi alle piccole realtà dando una consulenza personalizzata sull’utilizzo dello strumento BNPL, consigliando strategie da adottare, analizzando i modelli dell’impresa nel tentativo di fare cultura per l’impresa cliente. Come sappiamo ogni strumento, ogni oggetto ha un valore neutro alla nascita ma è l’azione che mettiamo in essere tramite l’oggetto che ne definisce il valore. Jatapay cerca, studiando le abitudini e ascoltando il mercato, di guidare l’impresa nell’azione a valore aggiunto che può ottenere tramite la corretta interpretazione del paradigma BNPL.
Il modello del BNPL da alcuni è criticato perché considerato rischioso per la tenuta finanziaria del singolo ma anche della collettività. Qual è il punto di vista di Jatapay a riguardo anche alla luce dell’atteggiamento che consumatore e impresa hanno di questo mercato?
Jatapay è molto giovane e forse non ha ancora dei numeri che possano creare statistica ma possiamo dire che in questo anno e mezzo ha processato quasi 20000 pagamenti e affiliato quasi 500 imprese. Alla luce di questi numeri, possiamo dire che abbiamo letto una grande consapevolezza sia da parte delle imprese che utilizzano il modello sia dei consumatori. Su circa 5000 clienti quelli che hanno attivato più di un piano di pagamento si contano sulle dita di una mano. Inoltre lo stesso paradigma che implica piani di rateazione mediamente corti, il fatto che è l’impresa ad accollarsi il rischio dell’insoluto e che se il consumatore ha esaurito i fondi il piano si blocca, rende impossibile un sovraindeditamento. Molto spesso, i clienti che attivano un piano vedono la possibilità di alleggerire il carico delle spese mensili come un’ opportunità e, forse, il fatto che il piano sia concesso direttamente dall’esercente tende a creare una relazione tra i due attori di rispetto e fiducia reciproca. Molti sono i clienti che chiamano per sapere se hanno effettivamente rispettato gli impegni e gli esercenti hanno preso fiducia nell’utilizzo dello strumento perché gli insoluti che si vengono a creare sono intorno all’1% dei casi e dovuti spesso a smarrimento della carta e conseguente blocco.
Siete un’azienda giovane ma ambiziosa e, soprattutto, competitiva. Ecco, l’ultima domanda riguarda proprio questo aspetto: quale ritenete che sia il vostro vantaggio competitivo nei confronti degli altri operatori del mercato e quali sono i progetti di sviluppo dei prossimi sei mesi?
Forse uno dei pochi vantaggi che abbiamo è aver cercato di validare il modello direttamente a mercato. Per questo, durante il primo anno, non abbiamo fatto nessun investimento in marketing o adottato logiche di vendita aggressive. Ci siamo approcciati al modello come se si trattasse di consulenza e non di vendita di un software. Questo ci ha posizionato in un punto prospettico differente. Non distanti o avulsi dal mercato ma condividendo un percorso con gli imprenditori e con i clienti, sbagliando tanto e ascoltando molto. Inoltre abbiamo prediletto il modello BNPL nel senso puro del termine senza entrare in logiche finanziarie che non ci appartenevano. Per il futuro vorremmo ampliare e migliorare questo approccio aumentando e raffinando i servizi che la piattaforma può offrire. Vorremmo arrivare a creare un ecosistema dove l’impresa può trovare tutte le soluzioni per gestire al meglio il proprio business in modo chiaro ed efficiente, creando un percorso che possa guidare l’imprenditore nelle proprie scelte strategiche e permettendogli di crescere dal punto di vista culturale rispetto al mondo dei pagamenti e del digital in generale, in modo da ottenere un tessuto imprenditoriale sempre più consapevole delle scelte da compiere per stare a mercato e rimanere competitivi in quest’era molto veloce, dove tutto cambia e dove il capitale più prezioso è l’informazione stessa.