Gli investimenti in sicurezza sono tra i punti nodali del PNRR e questo evidenzia quanto il tema della tutela dei sistemi informatici di paesi, aziende e cittadini sia ormai centrale in un mondo digitalizzato e interconnesso, anche alla luce di tensioni geopolitiche internazionali. Si stima infatti che il costo delle violazioni dei dati aumenterà ogni anno dell’11%, dai 3 trilioni di dollari del 2019 ai quasi 6 trilioni stimati per il 2024.
Le banche e le altre istituzioni finanziarie italiane ed europee durante la pandemia hanno dovuto adattare la propria infrastruttura tecnologica a un improvviso aumento del telelavoro e delle relazioni remote con i clienti, con un aumento di efficienza ma anche di esposizione a possibili attacchi. Al contempo le strategie criminali si sono evolute di pari passo con le tecnologie e stanno dando vita a un mercato sotterraneo dove è possibile acquistare ransomware on demand a basso costo ma anche nuovi strumenti di attacco ai sistemi di intelligenza artificiale e machine learning che minacciano di paralizzare intere supply chain.
In questo scenario cruciale diventa il ruolo delle strategie di prevenzione, difesa e resilienza e delle tecnologie IT, insieme alla collaborazione quotidiana con le istituzioni e le forze dell’’ordine, senza dimenticare adeguati investimenti per assicurarsi contro il cyber risk e su formazione e awareness di dipendenti e clienti.
Si è tenuto oggi il convegno Banche e sicurezza. L’evento annuale organizzato da ABI, in collaborazione con ABI Lab, CERTFin e OSSIF tenutosi a Milano presso il Centro Servizi Bezzi – Banco BPM.
Hanno partecipato numerosi esperti del settore tra cui Manuel Cristofaro – Transactions Monitoring & Process Analyst presso Flowe. Il dott. Cristofaro è intervenuto a proposito dei pericoli di frodi per correntisti e risparmiatori e della percezione di pericolo che vi è tra le challenger’s banks e gli operatori tradizionali. Secondo l’analisi di Cristoforo, “le challenger bank grazie alla loro dinamicità hanno un ruolo centrale nel tema dell’antifrode. Possono giocare un ruolo di apripista innovativo tramite l’introduzione di soluzioni innovative per il contrasto alle frodi che siano subite da loro clienti o effettuate dai loro clienti.”. Ma il vero vulnus risiede piuttosto nella mancanza di competenze. Come riportato, infatti, “in media chi ha minore educazione finanziaria è più soggetto a essere frodato e chi commette frodi usa lo strumento di maggiore usabilità e più liquidità possibile”. L’intervento, si è poi concluso citando i risultati di un questionario relativo alla restituzione delle somme frodate veicolato proprio tramite CERTFin e APSP.