di Riccardo Porta
In Italia non se ne parla affatto, nel resto del mondo eccome se ne parlano. Shrinkflation: ovvero, ridurre le dimensioni o la quantità di un prodotto invece di aumentarne il prezzo.
Così la bottiglia del nostro succo preferito, invece che essere da 1 litro, diventa da 0,75, mantiene lo stesso prezzo e forse non ce ne accorgiamo.
Surreale ma sta succedendo a macchia di leopardo in tante categorie merceologiche: confezioni di biscotti che ne contengono meno, cibi per animali che scendono di peso, rotoli di carta igienica meno larghi o meno lunghi.
Del resto molte aziende devono far quadrare i conti (pensiamo agli aumenti delle materie prime ma anche di luce e gas) e per evitare di impattare sul consumatore, il ridimensionamento del prodotto è una delle possibili strade percorribili.
I consumatori tendono ad essere sensibili al prezzo ma potrebbero non notare cambiamenti minimi nel confezionamento o leggere le scritte in piccolo sulle dimensioni o sul peso di un prodotto.
Un esempio su tutti: Gatorade. Sugli scaffali Usa sono arrivate bottigliette da 0,82lt quando prima erano da 0,94. L’equivalente di un aumento di prezzo del 14%, applicato però alla quantità di prodotto.
La cosa preoccupante è che se le aziende stanno investendo in questa direzione (fare un packaging diverso non è così banale e costa), vuol dire che il futuro che ci aspetta non sarà proprio roseo.
Grande la raccolta su Reddit di immagini di packaging (https://www.reddit.com/r/shrinkflation/) che stanno cambiando, è interessante anche vedere i commenti degli utenti.