Giri di vite a tutto tondo senza esclusione di colpi in Cina. Stavolta, l’oggetto delle attenzioni di Pechino è l’industria cinese dei videogiochi che, secondo i censori del governo, non dovrebbe essere guidata dal profitto a tutti i costi, ma fare di piu’ per affrontare la dipendenza dei giovani. E’ l’esortazione che i regolatori nazionali cinesi hanno rivolto agli operatori del settore, tra cui Tencent e NetEase, che sono stati convocati dal Governo per promuovere la nuova linea di condotta. I videogiochi rappresentano un settore importante in Cina dal momento che hanno generato 17 miliardi di euro di fatturato solo nella prima meta’ del 2021. Secondo quanto riportato dall’agenzia ufficiale Nuova Cina gli operatori sono stati esortati a “rompere con l’unico obiettivo di realizzare un profitto e a cambiare le regole dei giochi che possono creare dipendenza”. A prima vista, si tratterebbe di un punto di vista tutto sommato condivisibile se non fosse che dietro di esso si cela una delle tante sfaccettature della restaurazione cinese nei confronti delle big tech e che di recente ha visto anche Alibaba costretta a versare circa 13 miliardi di euro in un fondo di solidarietà nazionale.
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